🎤Intervista a Leonardo Carrassi 🌍🚢 Ottimi consigli per i giovanissimi artisti e per i giovani in generale!
Dopo anni di collaborazione, io e Leonardo ci siamo presi il tempo per fare due chiacchiere…
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A: Ho letto da qualche parte che per lavoro e diletto hai visitato 92 paesi in 20 anni e storie che hanno letteralmente dell’incredibile. Vuoi raccontare qualcosa anche a noi di Prestigiazione.it?
L: In effetti alcune vicende hanno dell’incredibile. Partirei dal 1999 quando comprai un grosso zaino usato per 30 mila lire. Allora i miei giochi di prestigio si limitavano a un solo mazzo di carte. Avevo più o meno 18 anni e battezzai il mio primo grande viaggio con una piccola disavventura: mi sequestrarono in Marocco. Ma la vicenda ve la racconterò davanti ad una birra perché è lunga, complessa, ma soprattutto illegale. Poi a 20 anni pensai di conquistare il mondo con un fagotto di giochi magici e ad un tratto mi trovai in Africa nera, dove rimasi per diversi mesi senza una lira, esibendomi in strada, fino a quando mi arrestarono in Tanzania, perché mamma e papà denunciarono la mia lunga assenza alla Farnesina.
Dove abitavo mancava l’elettricità e i servizi igienici, e quando passeggiavo in zone non abituate alla mia presenza, i bambini più piccoli piangevano perché mai avevano visto un bianco. Dormivo su sacchi di farina nella capanna di Juma, un coetaneo zanzibarino che si era infatuato delle mie magie. Ogni volta che ci penso, le memorie dell’Africa diventano subito poesia, e nella mia mente si accendono alcuni dei ricordi più belli della mia vita.
Ricordo che i locali si riunivano come chicchi di riso intorno alle mie magie e alla mia chitarra. Mi chiamavano “Mchawi“, che in swahili ha circa il significato di “witch doctor” e che in italiano si avvicina a quello di “stregone”. Mi pregavano a volte di curare figli, fratelli e genitori dalle infezioni comuni, spiegai più volte di non possedere poteri, ma non riuscii a convincere tutti. Può sembrare persino comico, ma in realtà, credetemi, non lo era per niente. Io stesso presi alcuni parassiti, vermi sottopelle per la precisione (Giger) e la magia servì a molto poco perché me li tolsero con un coltello, e non in ospedale.
Grazie all’Africa mi lasciai alle spalle l’adolescenza e diventai un ometto si può dire, per altro iniziò subito un capitolo diverso della mia vita: per qualche anno vagai per diverse strutture turistiche come mago, musicista, animatore, giullare… prendendo calci nel culo dai personaggi più idioti che gravitano attorno al mondo dei resort, tra Asia, Africa e America Latina, quasi senza pause tra un contratto e l’altro. A 23 anni mi imbarcai otto mesi su una nave di Costa Crociere, la mia prima esperienza a bordo, e una volta terminato il contratto piombai in Brasile, come responsabile di tutto l’intrattenimento di una struttura ricettiva importante. Sarà che una persona riconoscente parlò bene di me, ma a 24 anni mi vidi ricoprire in modo del tutto inaspettato, un ruolo di discreta responsabilità. Ebbi quindi i primi rapporti diretti con direttori e manager e allora capii un fondamento del lavoro, un buon capo lavora più dei suoi sottoposti. Con l’esperienza trascorsa riuscii a gestire molte teste e personaggi decisamente sopra le righe, tra cui ballerini, cantanti, scenografi, tecnici, dj e artisti esterni. Con loro montai spettacoli di folklore e varietà e presentai tutte le serate con ciclo settimanale, ogni giorno per 6 mesi, passati i quali decisi di ripartire. Tornai quindi a Milano per un bel po’, per dedicarmi alla magia a tempo pieno e scoprii di avere un certo talento nella vendita di me stesso. Passano quindi anni tra feste ed eventi, ma senza abbandonare i miei viaggi, ritagliandomi periodicamente due o tre mesi per attraversare intere porzioni di mondo con uno zaino, con la magia e una chitarra, tra scuole, orfanotrofi, ospedali e strade di paesi disastrati. Tra le esperienze che più mi toccarono ricordo un ospedale di guerra in Cambogia (Battambang), nel quale bimbi mutilati dalle mine antiuomo si sbellicavano per qualche gag magica o semplicemente per un modellabile che diventava un barboncino.
Nel 2014, nonostante l’attività magica andasse molto bene, arrivarono alcuni segnali di svolta. Mi recai un paio di mesi a Dubai, dove imbroccai poche serate, ma molto buone e intanto Martin, con cui chiacchieravo via chat, guardò un po’ del mio materiale registrato durante i miei spettacoli a teatro. Due annetti dopo si offrì di produrre il mio one man show e da quel momento, per altri due anni mi esibii sulle navi, tra Caraibi, Mediterraneo e Asia, con platee enormi, contenenti il triplo degli spettatori dei teatri a cui ero abituato. Svolsi più di 200 repliche di “Over The Illusion“, con attrezzature meravigliose ideate da “big” come Bill Smith, Tim Clothier e Chuck Jones, portando nello spettacolo alcuni pezzi del repertorio che esibivo nei teatri con i Tragimaghi, compagnia magica che qualcuno di voi forse ricorderà. Lavorai poi per StarCruise, una compagnia di Hong Kong, tra Malesia e Thailandia. Ricordo la serata del debutto sulle navi: avevo dietro le quinte Martin e Jasmine tesi quanto me e davanti, considerando due turni di show, 2500 spettatori in una platea di tre piani.
Quella notte misi in dubbio di potermi abituare all’adrenalina, ma in effetti non ci volle molto, le 200 repliche successive tra one man show e varietà, furono linfa vitale, ossigeno, dipendenza. Sento ancora il mio battito cardiaco prima dell’apertura sipario, in posizione fetale, laddove il pubblico mai avrebbe immaginato fossi nascosto. Mentre lo racconto posso sentire le comunicazioni tra i tecnici, il countdown, e l’ultima parola in radio dello stage manager, un secondo prima dell’inizio dello spettacolo, che suona bellica e solenne: “SHOW TIME”.
Altre diavolerie? Per dirne un paio, ho trascorso tre mesi in Sud America non molto tempo fa, e passai due settimane in ospedale in Perù, dopo una escursione a 5200 metri che mi ha causato un infarto della milza (infarto splenico), e circa un mese dopo, per non farmi mancare nulla, in Colombia un taxista mi stordì dentro la sua macchina, probabilmente con della scopolamina, lasciandomi intontito in un quartiere di Medellin, dopo avermi rubato tutto il denaro. Che dire, in cerca di magia, da lì a poco cercai e trovai Macondo, il villaggio più magico del mondo, sotto mentite spoglie col nome di Aracataca, ma questo ve lo racconterò personalmente, e solamente se avete letto “100 anni di solitudine”. Dopo 92 paesi visitati per lavoro o diletto (che fortunatamente aumentano con una velocità pazzesca), oggi ho tanti sogni e ancora tanta voglia di viaggiare. Adoro raccontarmi perché mi fa sentire vivo e senza alcuna paura di passare per una persona piena di sé. Vivo i miei ricordi come energia, e ne vorrei elencare altri 100, il Polo Nord, la Valle dei Re, il templi di Hangkor, le balene in Equador, gli indigeni Chao Lee, il popolo Kuna, gli autoctoni di Chachauate, le notti in selva, l’autogrill di Bologna a fine spettacolo…
A: Cosa intendi quando parli del ruolo formativo del viaggio per un giovane artista? Cosa consiglieresti ad un giovanissimo prestigiatore ?
L: Intendo che nulla è più formativo dell’esperienza di vivere il mondo! Vivere altri paesi (e non certo dentro un villaggio vacanze) è quanto di più vitaminico per la crescita di una persona. Trattasi dell’esperienza social migliore che esista per rimettersi in discussione, per migliorare, per imparare ad amare la gente. Viaggiando si impara a tollerare, a creare sinergie e contatti e a scoprire che piovono possibilità incredibili, che vicino al proprio caffè ben fatto, alle abitudini e agli amici di sempre non arrivano facilmente. Oggi come mai abbiamo bisogno di scoprire che la diversità sia una ricchezza, non un limite.
Ai ventenni quindi auguro di uscire dalle mura di casa prima possibile e di viaggiare, di usare internet come mezzo social e non come scudo sociale. Ai giovani prestigiatori si può dire di ispirarsi ai loro beniamini (anche a quelli sul web), ma senza idealizzarli, e poi di leggere, studiare, divertirsi e non di crearsi un’ immagine, un avatar o un fantoccio in cerca di popolarità. Direi anche che non serve conoscere mille tecniche complicate e raccontarsela tra maghi nei salotti, ma serve esprimersi, sperimentare e cogliere ogni momento. La vita diventa un’avventura fantastica, a patto che lo vogliate. Cercatevi nel mondo, cercate voi stessi e non aspettate treni, perché a vent’anni i treni si prendono in corsa.
A: Leo Carrassi, un’attività magica frenetica in lungo e in largo, ma qual é il segreto per lavorare così tanto e a ottimi cachet? Parlaci di “Guadagnare con la Magia“, il tuo libro sull’argomento uscito nel 2016 con Florence Art.
L: Più che di segreti parlerei di ingredienti. Abbiamo appena parlato del viaggio, delle sinergie e delle interazioni che creano contatti e possibilità, che sia un incontro mistico in Sud America o una cena con emiri a Dubai. Questo è un ingrediente importante per un artista, ma certo non è l’unico. Sarebbe fin troppo banale spiegare quanto sia necessario un buon materiale promozionale, un’attenta cura di sé stessi, una ponderata ed elegante attività promozionale, la conoscenza di tutti i mezzi pubblicitari e quali utilizzare per raggiungere questo o quell’obiettivo. Ma c’è molto di più.
Comunque sono molto felice che il libro abbia riscosso tanto interesse e soprattutto che abbia davvero aiutato molti a far capolino nel mondo del lavoro. È davvero gratificante ricevere mail di ringraziamento da tutta Italia, e persino da professionisti affermati della vecchia guardia.
Tra l’altro in questo momento sto raggiungendo Napoli per lavoro e sono ospite obbligato di un giovane lettore (Augusto Dos Santos, collega molto in gamba che porta in teatro uno spettacolo unico), che utilizza questo testo come una bibbia, dice, citandomi passaggi che nemmeno io ricordo. Non è la prima volta che arrivo in una città e un lettore mi accoglie con tanto entusiasmo, sarà che qualcosa di buono ci sarà scritto.
Ricevere così tanti ringraziamenti ha gratificato me e ha messo un cappello ad un lungo lavoro. Il libro porta un lato A dei miei metodi, il lato B vorrei scriverlo più avanti. Per ora mi limito a dare consigli gratuiti più approfonditi solo a chi mi contatta, sempre che abbia pazienza, sia talentuoso, educato e non faccia domande stupide. Inoltre dò una dritta al lettore di Guadagnare con la Magia: è un libro da leggere per intero, non fare mai l’errore di scegliere gli argomenti sull’indice. Perfino chi non fa spettacoli per bambini, non salti per nessuna ragione la parte dedicata a questo genere di show, poiché vi sono concetti che valgono anche per tutto il resto, e che purtroppo non ripeto.
Mi sento di dire un’ultima cosa. In “Bronx” De Niro diceva: “la cosa più triste nella vita è il talento sprecato, puoi avere tutto il talento che vuoi, ma se non fai la cosa giusta non succede niente”.
Io vedo giovani talenti (nonché persone intelligenti) a cui manca lo spirito, a cui manca la curiosità, che affrontano giornate vuote aspettando che qualcosa succeda, rimandando tutto, dal progetto importante all’azione più banale, prendendosi in giro davvero con destrezza. Ma la vita non si rimanda…
A: È evidente che ti piace scrivere e che la storia ti appassioni almeno quanto il lavoro da illusionista. Perchè credi che la storia sia così importante?
L: La storia insegna una forma di rispetto per tutto, non solo per le arti. Solo chi non conosce o non ha sensibilità storica tira su muri, decide per gli altri, si appropria di cose e persone. Il mondo è per tutti, non è di tutti. Questo pianeta è per me, non è mio.
Purtroppo c’è chi si appropria della magia indebitamente e decide per tutti, senza regole, non considerando che la magia è per tutti, ma non è di tutti.
A: Di cosa ti stai occupando attualmente, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
L: Mi piace ciò che faccio anche nelle situazioni che molti reputano noiose, spettacoli di carattere aziendale, privato e marchette, le stesse marchette che fanno tutti, persino i Vip televisivi, ma che tutti hanno vergogna di ammettere. Il teatro è sempre il mio luogo preferito, ma c’è altro. Lavoro anche coi bambini e al contrario di molti non lo nascondo, anzi.
Inoltre sono felice di passare tantissimi spettacoli a colleghi di tutta Italia, ultimamente ho conosciuto prestigiatori simpatici e in gamba con cui collaborare. Cerchiamo sempre di essere amici e di migliorare.
Diciamo che sono arrivato a luglio distrutto da un anno meravigliosamente pieno di lavoro e in giro per l’Italia, da nord a sud, spesso senza riposare tra un viaggio e l’altro. Del futuro meglio non parlare, un po’ per scaramanzia, un po’ perché le cose si fanno, non si dicono. Del resto il Mago di Segrate diceva: “Sul passato sono fortissimo, forse impegnandomi, anche sul presente, sul futuro riesco un po’ meno: ecco, se mi concentro posso stabilire che ieri era mercoledi, oggi è giovedi, domani… non posso sbilanciarmi”.
Visitate il sito di Leonardo http://www.leonardocarrassi.com/
Veramente una bellissima intervista. Complimenti sia a Leonardo che ad Andrea.
Difficilmente le interviste ai maghi sono interessanti, questa fa davvero eccezione. Grazie per la condivisione.
Grazie Darus, un abbraccio
è un bellissimo esempio di dove può portare la Magia e la forza dei propri sogni! Giovani, imparate ad osare!
Bellissima intervista ad un artista che non è solo artista in scena, ma cosa più fontamentale, nella vita. Dalle sue parole traspare un ragazzo che è davvero in equilibrio con Madre Terra e tutto l’universo che lo circonda.