5 Domande: Alain Iannone
Una breve introduzione ad Alain Iannone, per chi già non lo conoscesse, presa dal suo sito:
“Dopo un profondo studio della Micromagia e del Mentalismo vince il primo premio nel 1989 in occasione del IV congresso magico romano organizzato dal C. M. I. (Club Magico Italiano). A seguito di questo riconoscimento, Alain inizia una serie di collaborazioni con alcuni locali in cui si esibisce tra i tavoli creando una simpatica forma di spettacolo chiamata Table hopping (micromagia ai tavoli). Lo studio del Mentalismo e della psicologia gli permettono invece di creare uno spettacolo di lettura del pensiero. Il continuo studio ed interesse per l’arte magica e lo spettacolo, portano Alain ad essere riconosciuto come un artista valido ed interessante anche dagli addetti ai lavori, al punto che nel 1995 Alain viene ingaggiato dall’organizzazione della Colombe d’or per lo spettacolo di gala presso il casin Eden, e per una conferenza riservata ai prestigiatori durante la quale insegna ai colleghi il suo personale modo di fare magia e la sua filosofia sullo spettacolo. Contemporaneamente Alain inizia a scrivere alcuni articoli sulla magia per la rivista magica Qui Magia edita da Tony Binarelli, alcuni suoi effetti appaiono su genii (la più prestigiosa rivista internazionale di magia) e nel corso degli anni su altre riviste internazionali.” http://www.alainiannone.com/biografia/
Come ti sei avvicinato alla prestigiazione?
LA MAGIA mi ha affascinato da bambino ai tempi delle elementari, un mio amichetto ricevette per il suo compleanno la scatola di “Silvan” (a quei tempi esisteva solo lui) ed io la chiesi a babbo natale… di seguito alle medie incontrai un ragazzo che frequentava il club magico italiano ed iniziai a trovare in edicola le dispense di “stupire” (JAQK:mitico Carlo “Mago Fax” Faggi!) il mio primo libro in assoluto fu “magia delle carte” di Carlo Rossetti.
Il momento che ricordi piu’ intensamente della tua esperienza da prestigiatore.
DAL 1980 anno in cui considero l’inizio della mia passione per la magia con l’acquisto dei primi libri ecc…al 1989 anno in cui vinsi il primo premio di close up al “Trofeo Arsenio” ho latitato nei circoli ed ambienti magici romani incontrando e conoscendo personaggi come Tony Binarelli, Silvan, Lamberto Desideri e Franco Silvi. La prima emozione grande fu al concorso. Si alzò in piedi ad applaudire un ometto piccolo piccolo esclamando “bravo! finalmente un nuovo modo di presentare e fare magia!” era Ottorino Bai di Milano.
Forse, oltre quel momento, le prime grandi emozioni le sentii andando al congresso magico di S. Vincent ed incontrando personaggi come Juan Tamariz, Harry Lorayne, Rene Lavand e Channing Pollock.
Che bei momenti!
Quali sono i personaggi che ti hanno influenzato di piu’ ed in che modo?
DI SICURO ho sentito molto l’influenza dei nomi detti sopra… ma non tanto per l’immagine che davano quanto per il loro approccio alla magia.
Tamariz non da prendere come esempio per il suo stile (impossibile da imitare) ma per il suo approccio maniacale alla cura dei dettagli. Allo stesso modo il metodico studio di Dai Vernon e Slydini. Queste persone hanno capito il vero segreto dell’arte magica, cosa che oggi sembra essere svanita nel nulla con le nuove generazioni di youtube 🙁
Quale aspetto della nostra arte preferisci?
SICURAMENTE l’effetto sul pubblico. Lo scopo della nostra arte quello di intrattenere incantando e meravigliando il nostro pubblico.
per ottenere questo, il livello tecnico deve essere al massimo della sua espressione. Questo vuol dire che gli spettatori non devono assolutamente percepire nulla di quanto accade “tecnicamente” deve sembrare solo Magia. Per ottenere questo dobbiamo curare anche l’aspetto psicologico ed emotivo del nostro prodotto. Solo così possiamo arrivare direttamente al cuore ed all’emozione dei nostri spettatori.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
NEI PROGETTI futuri ci sono sicuramente una serie di nuovi effetti da proporre durante i miei spettacoli. Quando la mia creatività si ferma mi sento “castrato” di qualcosa. Poi sto preparando due spettacoli da presentare in teatro. Uno stile “mentalistico” l’altro versione close up. Infine, forse, potrei iniziare un nuovo libro meno dedicato ai giochi e più dedicato all’aspetto psicologico dello spettacolo magico.
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