5 Domande: Dario Cage de Remigis #interview #intervista
Di Luca Ramacciotti
Dario “CAGE” de Remigis, laureato in psicologia, da sempre si dedica alla recitazione e all’illusionismo studiando con l’actor coach di Los Angeles Bernard Hiller (il metodo Strasberg), poi clownerie con il grande clown Jango Edwards, continua la sua formazione artistica presso la scuola ARTÈS di Enrico Brignano e completa la sua formazione presso l’ACCADEMIA ITALIANA ARTE MAGICA.
1)Come ti sei avvicinato alla prestigiazione?
Per caso. Io vengo dal teatro. La magia mi ha sempre affascinano perché assistevo a qualcosa di inspiegabile e non volevo scoprire il “trucco” che c’era dietro il gioco perché ci rimanevo male. Poi un giorno ho provato ad unire quello che facevo, ovvero comicità (sia quella parlata che quella fisica) con i numeri di magia. Vedevo che questa coesione piaceva al pubblico e ho cominciato ad approfondirla. Ho un carattere poliedrico e possiedo molti interessi, nella magia ho trovato il modo di coniugarli.
2)Il momento che ricordi piu’ intensamente della tua esperienza da prestigiatore.
“Everyday is a Special Day”. Tutte le esperienze sono interessanti perché a loro modo ognuna di essa mi lascia qualcosa, che sia da protagonista o da spettatore prescindendo dal dove avviene l’atto (che sia strada, teatro, tv o semplicemente in una serata in amicizia con altri artisti).
3)Quali sono i personaggi che ti hanno influenzato di piu’ ed in che modo?
Ogni giorno ci sono persone che mi influenzano, magari perché hanno trovato una chiave particolare ad un determinato gioco o perché hanno creato un personaggio molte forte che annulla completamente l’idea del Mago classico. Sicuramente quando ero più giovane (e tuttora) sono rimasto incantato da Francesco Scimemi e i Lucchettino, negli ultimi anni anche Andrea Paris (anche lui viene dal teatro quindi il suo modo di usare la magia e molto vicino al mio). Un colpo di fulmine l’ho avuto con Criss Angel, ma poi sono rimasto un po’ deluso quando l’ho visto dal vivo (però il personaggio mi piace molto). Ho avuto la fortuna di visitare Las Vegas e di vedere alcuni degli spettacoli più belli del mondo (non solo di magia). Ho visto esibirsi molti maghi famosi in teatri stratosferici con spettacoli strabilianti. Il paradosso è aver trovanto in molti di loro la semplicità e la spontaneità. Quel viaggio ha modificato ulteriormente il mio modo di fare spettacolo e ha spalancato i miei orizzonti artistici.
4)Quale aspetto della nostra arte preferisci?
Non è facile rispondere. La magia unisce “l’arte con la scienza”. La scienza intesa come percezione, PNL, illusioni ottiche, ma anche a livello di ingegneria come nelle grandi illusioni. L’arte, invece, è la capacità di rendere ed interpretare in modo artistico quello che ho detto prima della scienza.
Nella messa in pratica di quest’ultima, durante un’esibizione, si manifesta quell’esatto istante in cui allo spettatore brillano gli occhi, quel preciso momento, Charles Dickens le chiamava “epifanie”, in cui sta per concludersi l’esibizione e lo spettatore rimane a bocca aperta con gli occhi sbarrati. Quello è un momento di grande rivelazione e soddisfazione personale.
5)Quali sono i tuoi progetti futuri?
Durante questa quarantena ho pensato molto al futuro. Qui in Abruzzo sono molto noto come mago per bambini ed artista di strada. In questi giorni ai domiciliari forzati ne sto approfittando per leggere molto, buttare giù idee e nuove gag, realizzare dei video, rispolverare vecchi giochi che facevo ad inizio carriera rimodificando completamente la presentazione. Io sono un performer per il “popolo”, lavoro molto per gli eventi privati ma sto valutando un po’ di soluzioni virtuali come nuove modalità di esibizione. Poiché, qualora dovesse cambiare il modo di fare spettacolo, non cambierebbero l’esigenze anche se nulla sarà mai in grado di sostituire lo spettacolo dal vivo.