sabato, Dicembre 21, 2024

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Interviste

5 Domande: Stefano Arditi

Non ho mai visto di persona Stefano, solo incontri “virtuali” sui social network, ma trovo sempre interessanti i suoi interventi, che mostrano una “terza via” della Magia in italia, lontana dai “mercanti” e dai “circoli”. Ecco come ha risposto alle nostre “5 Domande”.

Stefano arditi 2

1) Come ti sei avvicinato alla prestigiazione?

Cavolo, bella domanda!

Mi verrebbe da dire che a Natale del 1967, avevo 6 anni (per molti la stessa cosa è successa a 8 anni, ma fa figo dire che si è cominciato prestissimo a “farsi del male” con l’illusionismo) mi regalarono la mia prima scatola del mago (non quella di Silvan perché costava troppo…). Era una scatola anonima, senza nessuna scritta sull’esterno. Verdolina che sembrava sbiadita al sole, e da li è uscito il Bacillus Magicus che da allora non mi ha più lasciato. Ma non è così.

Cioè, la scatola mi è stata regalata e, devo dire fu un regalo graditissimo, ma le cose non andarono troppo bene da subito. Innanzi tutto dalle istruzioni, che prevedevano anche giochi fatti con materiale non compreso nella scatola, non si riusciva a capire un benemerito. Le illustrazioni non c’erano e le spiegazioni erano a dir poco tortuose, oscure e intricate.

Gli attrezzi (sicuramente fatti a mano) erano palesemente truccati e mi procurarono una serie infinita di frustrazioni, che andavano dal “…ma si vedeeeee!” al “Vabbè, ma che hai fatto?”.Fino a quando un giorno, davanti ai parenti, ai quali sciorinavo il mio spettacolo, mio zio (che ancora non ho perdonato) davanti all’esibizione del “Meraviglioso gioco dell’ampolla che si corica a comando”, pezzo forte del mio repertorio, con un balzo da deficiente, arrivò al tavolino e ne svelò a tutti il semplice trucco sottolineando che lo aveva capito, dimostrando più che la sua intelligenza, la sua idiozia.

Questo fece si che fui IO STESSO a strangolare il bacillus magicus, consigliandolo di stare ben lontano dai miei pantaloni (Ah, perché, non lo sapevate da quale parte entra i bacillus?)

Da allora utilizzai, per intrattenere, non per stupire, solo giochi più professionali: la scatola con il doppiofondo (ODDIO, ho detto il trucco! Si può?!?) che faceva sparire le 10 lire; un mazzo svengali comperato da un imbonitore ad una fiera nel 1968 (Mi piacerebbe TANTO scoprire chi era. Il mazzo lo conservo ancora e lui vendeva alla sagra del carciofo di Ladispoli); un gioco costruito da mio padre con la raspa, la pazienza ed un manico di scopa. Era un gioco dove per “falso” effetto di un elastico il pippiolino veniva ritirato all’interno del tubicino. Mai saputo il nome dell’effetto, lo chiamavo il “gioco di Papà”.

Libri? Costavano Troppo. Incontri? E chi andava mai da nessuna parte.

2) Il momento che ricordi piu’ intensamente della tua esperienza da prestigiatore.

Cavolo, bella domanda!

Ero stato scritturato per fare due interventi magici nella trasmissione “Il Mattatore” con Vittorio Gassman. La trasmissione era molto rilassata: Vittorio padrone di casa, una lunga cena con ospiti interessantissimi, a servire in tavola tutti attori giovani, io che potevo intervenire per due volte quando volevo.

Pubblico dal vivo con un sacco di VIPS tra gli invitati (non al tavolo ma in platea)
Portano da mangiare per il pubblico (cestini cinematografici di classe A) ma non arriva il catering per la tavola in cena.

Mentre il pubblico mangia vengono da me il regista ed un autore e mi dicono: Stiamo per chiederti una magia VERA! Non saremo in grado di cominciare prima di un’ora e mezza. Ti preghiamo, puoi fare uno spettacolo di 45 minuti per il pubblico appena hanno finito di mangiare? Altrimenti quando cominciamo si sono addormentati.

Voi cosa avreste detto? Certo, ma vi pare…. Si così ho detto io.

Antefatto. Nel concordare i giochi da fare con Vittorio e gli autori avevo proposto la Poesia con il coloring book e la testa in fiamme fatta con Vittorio, ma LUI era stato categorico: “Ah Bellooooo, qui le poesie le DECLAMO SOLO IO!” Perché non fai un gioco di carte ai commensali? Ok. Concordato!

Mi danno un microfono e annuncio il ritardo della registrazione riempito dalla mia esibizione. Tutto self made perché nessuno ne aveva il coraggio, così scopro che neanche Vittorio sapeva niente e lo vedo, un po’ spazientito dire: “Vabbè, io vado in camerino…”.

Io inizio lo spettacolo con la poesia mentre lui si avvia con le sue due attendenti. Dicevo, inizio e lo vedo fermarsi, voltarsi e tornare indietro. Pensai, proseguendo, ora mi lincia! Invece si siede in prima fila, su un gradone di rialzo della platea e si guarda TUTTO lo spettacolo ridendo e applaudendo come tutto il pubblico presente.

Fu una delle mie più limpide esibizioni e alla fine si alzarono tutti in piedi ad applaudire (forse anche solo per gratitudine!) mentre Vittorio venne verso di me, mi sorrise con la sua perfetta dentiera da 5 milioni, mi prese tutte e due le mani e disse: “Stefano SEI BRAVO!! Molto bravo! E se te lo dice Vittorio Gassman, ci devi credere. Ora però vado in camerino a riposare”.

Non mi date dello sborone, non lo avevo mai raccontato a nessuno se non a mia moglie.

3)quali sono i personaggi che ti hanno influenzato di piu’ ed in che modo?

Cavolo, bella domanda!

Mi inventai un numero di Fachiro comico dove, dopo aver fatto LiEVITARE una palla (stratosfere) trasformavo i miei effluvi in fuoco e, per finire, mi asciugavo il sudore con un fularino rosso che poi facevo sparire. Il tutto recitando in un arcaico grammelot e ripetendo: SONGO BABALUK ! Grando fachiro eggggiziano!

Un po’ come il moderno “GUAAAAARDA 1, guardaaaa2….” e con questa macchietta girai due anni con una compagnia che riproponeva il Caffè Chantant.

Ebbi modo, in una rassegna dell’Estate Romana, in uno spettacolo inserito come noi nel cartellone di assistere ad un numero davvero speciale, Monsieur Leandrìs!

Un VERO mago comico di Avanspettacolo, di quelli con i calli sulle mani!
Andai nel suo camerino dopo lo spettacolo per complimentarmi e lui mi disse che gli avevano parlato della mia esibizione del giorno prima. Mi disse che gli avevano detto che ero stato bravo!

Quel piccolo avvenimento mi riempi di energia ed orgoglio, tanto che decisi di acculturarmi, di sapere di più di illusionismo “serio”. Lui mi parlò dell’esistenza dei circoli magici e mi invitò ad andare in autunno. Mi avrebbe presentato lui.

Io ero già grande, avevo 19anni. Era il 1980.

Ad Ottobre, per caso mi trovo nello studio di un impresario per il quale a volte lavoravo come MIMO. Squilla il telefono ed il caso vuole che proprio un mimo gli richiedono. E il caso vuole che la richiesta venga da un certo Marco Leandris, in arte Monsieur Leandrìs!

Così andai a lavorare con lui e da li nacque una società che andò avanti per 8 anni. Lo stesso anno vidi per la prima volta BUSTRIC nel suo “Questa sera grande spettacolo”, nonché fui ammesso alla scuola di Drammaturgia di Eduardo.

Il 1980 fu un anno molto importante per la mia vita.

Chi mi ha influenzato? Marco Leandris, Bustric, Jango Edwards, Jean Baptiste Thierree e Victoria Chaplin, Dario Fo, Marise Flach e Angelo Corti, Eduardo De Filippo. Tutti loro in assoluto!

In che modo?

Leandris, per la padronanza del mestiere, l’esperienza e la professionalità
Bustric per l’inventiva così antica ma così moderna.
Jango per la sua energia e la dissacrante semplicità.
Jean Baptiste per la sua follia
Victoria per la sua poesia e BELLEZZA (L’ho amata follemente/segretamente!!)
Angelo e Marise per la costanza e la dedizione al lavoro.
Dario per la creatività, la coerenza e la genialità nelle soluzioni.
Eduardo per l’intelligenza applicata, che diventa semplicità e perfezione.

4) Quale aspetto della nostra arte preferisci?

L’aspetto?

Cavolo, bella domanda!

Credo che la cosa che mi ammalia di più dell’illusionismo è la possibilità di usare uno strumento che ha un suo fascino congenito, intrinseco, utilissimo per rafforzare concetti che ho voglia di esprimere in Teatro.

Non amo (anche se lo pratico) il trucco di per se, ma trovo sublime l’uso di tecniche magiche per raccontare cose che, così, perdono la loro retorica.

Non ho mai raggggggionato “dal trucco alla storiella”, alla presentazione, bensì SEMPRE dal: Voglio raccontare una cosa, una storia, un’emozione e quel trucco, quell’effetto mi sono utili per farlo.

Per questo detesto la tendenza AmmmeriKana di aggiungere racconti poco (anzi quasi mai) probabili ad un banale trucchetto. Unica eccezione Chelman; ma è ammmeriKano o Engles?

Comunque un’altra cosa che amo è il fatto (e mi è capitato almeno tre volte) che qualcuno raggiunga un orgasmo guardando una mia magia. E’ gratificante riuscirci così, senza i soliti mezzi…

5)quali sono i tuoi progetti futuri?

Cavolo…. Questa qui non è una bella domanda, è un po’ banale.

Vabbè, nessuno è perfetto. Mi dispiace, ma non abbiamo abbastanza tempo!!! Hahahahahahahaha, vero, non scherzo!

Ho in mente almeno una trentina di cose da fare, mettere in piedi e far crescere. Comunque, nel prossimo futuro: un ciclo di conferenze, ma credo che vista la poca simpatia di cui godo nel mondo magico, non saranno più di 4 o 5;

Il consueto appuntamento di Natale con HOCUS BIMBUS, gran galà della magia per Bambini che organizzo con il fido Flavio IAIO Iacobini

e….TRRRRRRRRR, RULLINO I TAMBURI!!!

il Manifesto (PROGRAMMATICO) dell’ Illusionismo del Terzo Millennio acronimato in MITEM. E di questo parleremo prossimamente anche qui sulla rivista.

Baci

A proposito, acronimato è una parola che ho inventato io!! Mica male, no?

p.s. Ho esagerato. Gli orgasmi sono stati solo due, ma tre è un numero magico…e poi, chi lo può dire cosa succederà questa sera?

Stefano arditi 1

Andrea Clemente Pancotti

Principalmente sono io Andrea Clemente Pancotti: infanzia rovinata dai fascicoli di “STUPIRE!” di Carlo “Mago Fax” Faggi. Abbandona l’Arte per poi riscoprirla alla soglia degli ‘anta.“. Ora il team si e’ allargato, siamo comunque un gruppo di amatori, seriamente innamorati della Magia…

2 pensieri riguardo “5 Domande: Stefano Arditi

  • Pingback: 5 Domande: Stefano Arditi | Auto Magic

  • Stefano STAR Arditi

    Dai commenti vedo che nessuno ha letto questa splendida intervista, a parte me. Però rileggendola mi piace pensare che é una bella intervista. Spero che qualcuno legga almeno il commento

    Rispondi

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