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“A tu per tu” Silvan al Teatro Italia – Roma #RECENSIONE

Recensire lo spettacolo che il Maestro Silvan (titolo più che meritato e realistico) ha tenuto il 7 dicembre presso il Teatro Italia a Roma è pressoché impossibile perché  ogni parola sarebbe riduttiva e vuota mancando la centratura del bersaglio date le molteplici emozioni vissute in quei 90 (se non di più) minuti di vero teatro.

Per questo provo ad analizzare la serata da un punto di vista registico, il mio, per cercare di far comprendere che grande lezione di teatro, di realizzazione dello spettacolo sia andata in scena.

Prima due parole sulla regia sempre molto lineare e quasi invisibile (quindi perfetta) di Stefano H. Savoldello che, lavorando con il padre da moltissimi anni, ne è in perfetta sintonia creando un unicum indistinguibile. Questo è fare regia vera.

Se pensiamo alle esibizioni del Maestro ci sovviene subito alla mente Rossella Giannelli emblematica assistente sulla cui bravura niente da dire, ma personalmente ammiro molto Sveva Mattarino perché prima di tutto è di un’eleganza unica (il suo entr’acte perfetto per svolgimento, durata e gestione di palco), il suo essere presenza scenica tanto importante quanto discreta e quell’andare in quinta con il braccio sempre rivolto a Silvan come a indicarlo come unico protagonista è un gesto di una teatralizzazione perfetta.

Inoltre vi è un affiatamento tra i tre protagonisti principali (si segnalano anche Francesco Martina ottimo assistente attento ai particolari e l’elganza e dolcezza di Giorgia Pegiso) che va oltre l’essere famiglia, è proprio un’intesa palpabile, romantica che si trasmette come unità di lavoro al pubblico che ne percepisce l’energia.

Che io sia un ammiratore, ma non direi l’unico visti i professionisti giunti da tutt’Italia per la serata evento, del Maestro Silvan credo lo sappiano tutti, ma come ha detto bene, in apertura della serata, Davide Spada, presidente del Club Magico di Roma: ” Se stasera siamo qui lo dobbiamo tutti a questo artista.” Ed è vero perchè Silvan è l’icona stessa della magia avendo superato trasversalmente qualsiasi fascia di età, un artista, un mito, che ha saputo rigenerarsi di continuo mantenendosi inalterato pur seguendo le evoluzioni che il mondo dello spettacolo ha naturalmente. Da buon ammiratore, e direi studioso, delle esibizioni del Maestro ho osservato come, vedendole più volte, quando coinvolge volontari del pubblico, sappia seguirli indirizzandoli dove vuole lui con un’apparenza libertà colloquiale non indifferente. I ritmi giusti, il tono della voce garbato, quasi spesso sottovoce tranne quando c’è la necessità di alzare il volume in vista dell’epico finale della routine, i gesti, la postura, lo sguardo che era come se si stesse esibendo non per le 800 persone presenti, ma per ognuno di noi singolarmente.

Ci sono stati moltissimi momenti, che non sto a spiegare qui qualora qualcuno dei babbani presenti allo spettacolo leggesse queste mie righe, in cui l’intelligenza scenica e la battuta pronta sono da antologia per come indirizzava l’attenzione dove abbisognava, attimi che spero siano stati recepiti da tutti gli addetti ai lavori perché di un’importanza professionale non indifferente. Come l’alternare serietà di esperimenti a facezie garbate a un’abilità manipolatoria che continua a essere un punto di riferimento per bravura tecnica, eleganza e stupore.

Questo spettacolo dovrebbe essere visto e analizzato punto per punto per l’accuratezza dei dettagli di testo, azione e simboli; nulla è lasciato al caso, ma non solo perchè Silvan è un Maestro, ma perché ama e si diverte a fare il suo lavoro e questo crea un’alchimia unica tra lui e gli spettatori.

Uno spettacolo di un equilibrio difficile da ricreare e il pubblico tutto lo ha percepito, ne è stato travolto e ammaliato tanto da rimanere fermo e immobile al suo posto sperando in un bis o tris.

Quando purtroppo tutti abbiamo realizzato che il sogno era finito ci siamo alzati in piedi per un applauso durato 8 minuti. Non so a quanti professionisti del mondo del teatro sia attribuito un tale riconoscimento che va al di là di tutti i record o premi ricevuti nel corso della sua pluridecennale carriera.

E al termine consueto bagno di folla di tutte le età per un autografo, un selfie a cui il Maestro si è sottoposto con gentilezza, eleganza elargendo parole a tutti senza alcuna fretta nonostante non si fosse mai fermato durante lo spettacolo.

Nel ringraziarlo di ciò che ci aveva donato e insegnato anche in quella serata ho il ricordo del Maestro che mi abbraccia e, a me, suo umilissimo fan, studioso e ammiratore, sono salite le lacrime agli occhi.

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