Al cinema: FOCUS – NIENTE È COME SEMBRA
“C’è una scienza per convincere la gente a fidarsi di voi”. Questo è l’assunto su cui si basa la filosofia di Nicky, il personaggio interpretato da Will Smith in Focus – Niente è come sembra, esperto borseggiatore e maestro nel depistaggio; nonché il primo di tutti i trucchi del mestiere che insegnerà all’aspirante criminale Jess, l’australiana mozzafiato Margot Robbie.
E a questa scienza, oltre che ai registi Glenn Ficarra e John Requa, ha evidentemente deciso di affidarsi anche Mr. Smith per convincere il pubblico a fidarsi di nuovo di lui dopo il passo falso del bistrattatissimo After Earth.
Focus è una sorta di commedia romantica piuttosto patinata travestita da heist movie (i film di rapine e cosiddetti del “colpo grosso”), una via di mezzo tra Ocean’s Eleven e Out of Sight, al quale fa smaccatamente riferimento (ma Ficarra e Requa non hanno il tocco di Steven Soderbergh) nelle scene di seduzione tra i due protagonisti, sull’appeal dei quali il film fa principalmente leva. Se Will Smith, in cerca di rilancio, conferma di avere intatto tutto il suo carisma e soprattutto il fascino sornione che ha sempre contraddistinto i suoi personaggi nonostante non abbia grandi trascorsi trascorsi romantici (fatta eccezione forse per Hitch – Lui sì che capisce le donne), la vera seduttrice è colei che viene sedotta, ovvero l’australiana Margot Robbie: l’attrice, che aveva già lasciato il segno in The Wolf of Wall Street (dove era la moglie-trofeo di Leonardo DiCaprio), qui si trasforma in vero e proprio oggetto del desiderio, capace di insinuarsi nella mente del protagonista (e sconvolgere i suoi mantra basati sull’equilibrio tra distrazione concentrazione) che resta ammaliato come lo sguardo della telecamera che ne esplora i tratti del viso in una serie di lunghissimi primi piani, talmente perfetti da rimpiangere una volta tanto il 3D per poter allungare la mano e provare a toccarla.
Niente è come sembra, puntualizza un inutile sottotitolo italiano che paradossalmente brucia un po’ il film in partenza, per cui appare già sin troppo evidente che ci troveremo davanti ad una serie di twist e che tutto quello che vedremo è volutamente fatto apposta per disorientarci facendo in modo di focalizzare l’attenzione da una parte mentre la verità e la storia vanno a parare da un’altra; che è poi la regola che sta alla base dell’arte del furto e del borseggio che Nicky insegna a Jess. Dichiarandosi però già sin dal titolo, l’incredulità fatica a rimanere sospesa: appunto sappiamo già che niente è come sembra, per cui il colpo di scena è atteso e in qualche modo telefonato e per provare a sorprendere lo stesso a volte si forza un po’ la mano per cui i pezzi non sempre combaciano in maniera perfetta, e tra una spiegazione e l’altra qualcuno se ne perde per strada. Nonostante qualche coup de theatre evidentemente riuscito (vedi le scommesse compulsive allo stadio durante il Super Bowl con l’introduzione di rudimenti di mentalismo di base, tipo la presunta capacità di leggere nella mente quando in realtà quello che pensi é frutto di un condizionamento precedente), dei due non ci fidiamo poi troppo, non più di quanto si fidino loro l’uno dell’altro, per cui il film procede nell’attesa del prossimo colpo di scena che non tarda ad arrivare ma non sorprende più di tanto.
In un ambiente dove non ci si può fidare di nessuno, due persone, due truffatori, la cui natura si fonda sulla diffidenza, che invece devono imparare a fidarsi per poter abbassare la guardia e innamorarsi. Questo il presupposto sul quale si basa il film di Glenn Ficarra & John Requa, già autori di due commedie atipiche e anticonvenzionali come Crazy, Stupid, Love e Colpo di fulmine – Il mago della truffa (nonché dello script dell’imprescindibile Babbo Bastardo): un soggetto di nuovo interessante che dovrebbe compensare la prevedibilità e la mancanza del politicamente scorretto dei precedenti, con una sceneggiatura ad orologeria ben oliata che invece si inceppa più di una volta, specialmente nella seconda parte, mentre la prima è più scanzonata e divertente, nonostante l’incipit frettoloso: anche i dialoghi ne risentono, quando troppo grevi, quando troppo edulcorati, faticano a trovare la giusta tempistica. La curiosità di arrivare fino in fondo comunque il film te la lascia, ma nonostante tutti (troppi?) i colpi di scena, l’epilogo è comunque e inevitabilmente piuttosto prevedibile. Oltre al già citato appeal dei protagonisti, è piuttosto tutta l’apologia del furto che caratterizza la prima parte, ad esercitare il maggiore fascino, tra lezioni di teoria e soprattutto di pratica.
Le scene dei vari borseggi sono in fondo la cosa più divertente del film, coreografate ad arte con la consulenza di tale Apollo Robbins, conosciuto come il Ladro Gentiluomo, ex truffatore (che ora ha una società dove impiega le sue competenze da ladro per studiare il comportamento umano, pensate un po’…) che ha insegnato al cast le giuste movenze e i giochi di mano. Il risultati si vedono, e lasciano una certa inquietudine che vi porterete dietro controllandovi le tasche in continuazione mentre tornate a casa in metropolitana, ma la sensazione che qualcuno vi stia sfilando il portafoglio l’avrete già nel buio della sala. Provare per credere.
Fonte http://movieplayer.it/articoli/focus-niente-e-come-sembra-fidatevi-sono-sempre-will-smith_14255/
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