Emotive portraits, artisti sotto ipnosi per Hartea
Emotive Portraits di Raluca Andrea Hartea
Emotive Portraits è un progetto rivoluzionario della giovane artista rumena Andreea Hartea che coniuga arte e ipnosi. Un’opera unica nel suo genere che racconterà in un libro dʼartista 50 personaggi del panorama artistico italiano attraverso un linguaggio innovativo che privilegia l’uso dell’istinto rispetto alla ragione.
FORTUNATO D’AMICO INTERVISTA RALUCA ANDREEA HARTEA
FDA: Come ti sei avvicinata al mondo dell’arte?
RAH: Sono cresciuta a Palermo, una città meravigliosa, dove ho trascorso l’adolescenza e mi sono nutrita inconsapevolmente di tanta storia dell’arte. Ma il richiamo più forte l’ho avuto dalla tv. Incredibile no!? Un programma pomeridiano trasmetteva biografie sulla vita di politici, scienziati, imperatori, rivoluzionari e artisti. Tutte persone che hanno inciso profondamente sulla realtà che li circondava, trasformandola secondo i loro desideri. Ne rimasi impressionata e mi appassionai alle loro storie, in particolare a quelle degli artisti. Così ho iniziato a leggere biografie e a guardare documentari, diventando monotematica. Il libro e il video li ho sempre considerati strumenti magici perché hanno la capacità di riassumere e trasmetterci le tappe fondamentali della vita di qualcuno: i fallimenti in cui si sono imbattuti, ma che sono sempre stati fonti di grandi ispirazioni per superare l’ottusità morale e spirituale degli altri con forza e coraggio, l’incrollabile fede nella vita, gli alti e bassi. In seguito ho frequentato La Nuova Accademia di Belle Arti, poi L’Istituto di Psicologia Analogica e Ipnosi Dinamica.
FDA: Ma tu non sei Italiana?
RAH: No, non lo sono. Ma d’italiano ho l’accento, 20 anni di residenza, e un po’ la mentalità. Sono nata e ho vissuto l’infanzia a Bucarest, durante il regime di Ceausescu, ma solo adesso, perché sono cresciuta in Italia, percepisco i segni lasciati dal comunismo. E’ stato un sistema che ha impedito di guardare alla realtà e che ha imposto di adeguarla sempre a uno schema preconfezionato. Con delle conseguenze molto limitanti che la mia generazione paga tuttora.
FDA: Sei una delle giovani artiste italiane che si è avvicinata all’arte partendo da un punto di vista molto originale. Di che cosa si tratta?
RAH: L’arte è fatta dagli uomini per gli uomini… Nel mio caso, la fascinazione per l’essere umano mi porta a indagare l’universo interiore come metodo per esplorare il mondo che mi circonda. Attraverso il mio lavoro esploro il significato di soggettività relazionandomi al contenuto dell’opera e alla percezione emotiva dell’osservatore, cercando di coniugare la psicologia analogica, la biologia della percezione, dell’emozione e dell’empatia. Attraverso la tecnica dell’ipnosi porto l’interno all’esterno, poi ritorno all’interno, come punto di partenza per pensare all’ambivalenza delle pulsioni per analogie; sicché la combinazione tra il familiare e l’incognito esprime il ritorno del rimosso, la ritualizzazione dei complessi infantili sopiti. Detto così sembra molto complicato, ma il risultato è tutt’altro.
FDA: Perché hai scelto di operare nell’arte con strumenti non convenzionali?
RAH: L’idea che circola è che tutto è stato fatto e ora nel campo dell’arte non c’è più spazio per le novità. Ma guardando indietro si vede come l’arte si sia adeguata e rinnovata ogni volta che c’è stato un avanzamento del progresso, sia esso religioso, tecnico, filosofico, scientifico o culturale. L’arte rappresenta fedelmente il periodo che attraversa e diventa testimone del suo tempo. Questo è il mio approccio. Ogni cosa con cui entro in contatto diventa un potenziale strumento di studio. Al momento i principali sono l’ipnosi e lo streaming. Due opposti che integrano la mia ricerca.
FDA: Quali sono le relazioni con le persone e con la società che ti proponi di portare avanti con questo progetto artistico?
RAH: La mia necessità è di stimolare l’istinto, una parte del comportamento che, almeno secondo le mie esperienze, è sovente invitata a tacere. Oggi, più che mai, sembra prevalere un approccio calcolatore, razionale, logico, quello che se vai da A a C devi per forza passare in B, opprimendo l’emotività e la creatività. Avendo studiato le dinamiche interiori voglio usare nell’arte come mezzo comunicativo ed applicarle sia ad un fatto privato che pubblico.
FDA: Credi che l’arte debba avere delle ricadute sociali?
RAH: Credo che l’arte può avere delle ricadute sociali. Dipende dall’artista, dalle sue propensioni e necessità . Personalmente tendo a trasferire l’autonomia artistica dall’impegno soggettivo e personale all’impegno collettivo. E’ attraverso messaggi di dignità, equità, onestà, rispetto, sobrietà, solidarietà e di consapevolezza che si può raggiungere una vera emancipazione culturale, spirituale e politica.
FDA: La responsabilità dell’artista nella società contemporanea è, secondo te, una condizione etica presente nella consapevolezza dei nuovi artisti?
RAH: Sai, non mi sento di darti una risposta secca. Come ti dicevo prima, sta molto nei valori e nelle esigenze che cambiano da artista ad artista. Prendiamo un artista come Pistoletto; con il suo lavoro è un grade esempio per noi giovani: “L’autonomia dell’artista è fatta di libertà e di pari responsabilità. Poiché la sola libertà si disperde nell’indeterminatezza, essa deve essere, infatti, bilanciata dalla determinatezza delle responsabilità ”
FDA: Credi sia possibile oggi, per un giovane artista trovare le opportunità per entrare in un mercato dell’arte bloccato dalla crisi? In che modo? RAH: La situazione non è facile e per fare l’artista ai nostri tempi si deve imparare a progettare la propria attività professionale affinché la comunicazione del proprio lavoro arrivi alle persone con cui si intende dialogare. Il mestiere non è soltanto quello di realizzare l’opera,dopo è necessario costruire una rete di relazioni e di conoscenze culturali che servono a capire cosa fare e come muoversi. Questo vale tanto per l’artista che per il critico, il direttore di un museo, il gallerista. Come qualsiasi altra attività, si affrontano problematiche diverse rispetto a quelle di una volta. Il ruolo d’intermediazione commerciale della Gallerie nei confronti dei clienti si è ridotto notevolmente negli ultimi due decenni e questo impegna l’artista a dedicare una parte della propria attività nella ricerca finalizzata a raggiungere chi ancora può investire nell’acquisto di opere d’arte. Inoltre è diventato sempre più importante imparare a comunicare non solo con gli addetti ai lavori ma anche con un pubblico che sta fuori dal sistema dell’arte. Certo la situazione non è semplice se non si ha la possibilità di capire i motivi generali che sono la causa della crisi italiana, europea, internazionale. Nonostante l’arte sia un’attività destinata alla promozione culturale, è purtroppo ancora essa è considerata un bene di lusso. Questo frena la diffusione democratica e popolare del fenomeno artistico, vincolato agli interessi di pochi privati e poco considerato dall’amministrazione pubblica.
FDA: Che cosa ti aspetti dal sistema dell’arte contemporanea?
RAH: Nel sistema dell’arte conta molto il processo di produzione dell’opera, ma questo dipende dalle scelte dell’artista: quando la realizza , come la commercializza, come la comunica. È un sistema complesso, perché è composto da tante persone che agiscono con funzioni e ruoli a volte divergenti, è un insieme di target e culture differenti.
Tra questi c’è chi vede il mercato come una borsa valori, chi non ha impegni di tipo sociale, chi vede l’arte astratta dalla realtà, chi invece, la intende come una sintesi storica di quello che accade nel mondo, a partire dalla propria situazione, e pensa che questo debba essere affrontato con consapevolezza. Io dal sistema dell’arte mi aspetto che il valore dell’arte sia prima di tutto etico e dopo estetico.
FDA: Hai appena iniziato una campagna di ricerca fondi. Racconta questo progetto?
RAH: Emotive Portraits è un’opera che in un libro d’artista esporrà 50 personaggi del panorama artistico italiano, utilizzando un nuovo linguaggio che privilegia l’uso dell’istinto rispetto alla ragione. Influenzata dai miei studi di psicologia analogica e comunicazione non verbale, ho sviluppato l’idea di un dialogo tra arte e psiche, utilizzando la tecnica dell’ipnosi direttamente sui miei soggetti. Ogni Ritratto Emotivo è unico, diventa un contenitore di emozioni e confllitti, comunicati attraverso la perfezione dei colori perché sono potenti evocatori di sentimenti e vissuti inconsci. Fino ad ora gli artisti che ho coinvolto sono stati: Masbedo (Jacopo Bedogni e Nicolò Massazza), Vedovamazzei (Mariastella Scala e Simeone Crispino), Pietro Ruffo, Luca Vitone, Vincenzo Castella, Valerio Berruti, Nunzio, Silvio Wolf. Per arrivare a 50, la strada è ancora lunga!
FDA: Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
RAH:La necessità imminente è quella di comunicare questo progetto attraverso vari canali per ottenere la necessaria sostenibilità economica di quello che sto facendo. Ho attivato la campagna di reperimento fondi il 7 maggio scorso, sulla piattaforma americana Kickstarter: http://bit.ly/EmotivePortraits
In 30 giorni devo raccogliere 30,000 £, cifra che mi consentirà di proseguire, programmare e pianificare la realizzazione del volume . La particolarità di questa piattaforma, che è anche sinonimo di seriosità, sta nel fatto che se non si raggiunge la quota prefissata, non si ha diritto a nulla di quello che è stato raccolto. Questo è il mio primo crowdfunding: speriamo bene! In seguito voglio continuare la mia ricerca partita dagli artisti, allargandola alla scala sociale attraverso l’arte riflettere gli altri meccanismi: la natura, l’economia, la cultura.
FDA:. Che cos’è per te l’arte?
RAH: Per me l’arte è evasione, nutrimento, incontro. Parlo di quell’evasione, intesa come estraniazione necessaria, che ti scollega dal mondo materiale e ti porta in una dimensione essenziale, nell’intimo, per riappropriarsi della fede nella vita che la quotidianità frenetica cancella via.
RALUCA ANDREEA HARTEA
Andreea Hartea (Bucarest 1985), artista visiva, vive e lavora a Milano. Ha frequentato la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, NABA (2007- 2010), e l’Istituto di Psicologia Analogica e Ipnosi Dinamica, CID_CNV (2009-2011). La fascinazione per l’essere umano porta Hartea a indagare l’universo interiore come metodo per esplorare il mondo circostante. La sua ricerca è influenzata dall’ambito della psicologia traendo ispirazione dai meccanismi dell’inconscio e dalla percezione emotiva.
Mediante la forma e il colore del contenuto accompagna l’inconscio e il sentimento di chi guarda a confrontarsi con istinti basilari, quali l’attrazione ed il rifiuto. Agli inizi del 2012, insieme a un altro artista e due designer, ha fondato lo Studio Uncut: un posto dove lavorare, condividere idee ed evolvere insieme. Vincitrice della 2° edizione del Premio Patrizia Barlettani, NEXT_GENERATION 2010, ha all’attivo mostre in spazi pubblici e privati tra cui Neon_Campobase, Bologna (2010), MUSA, Cervia (2012), Coro della Maddalena, Alba (2012), Studio d’Arte Cannaviello, Milano (2013).
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