Fantasios, 40 anni di carriera
Intervista molto interessante al Mago Fantasios, al secolo Alfonso Paganetti, dal sito http://www.cooperazione.ch/La+seconda+vita+del+mago_
La seconda vita del mago
IL PERSONAGGIO — Alfonso Paganetti, in arte Fantasios, taglia il traguardo dei quarant’ anni di carriera. Oggi racconta i suoi successi, la depressione, l’ anonimato. E annuncia il grande ritorno con un nuovo spettacolo tutto da scoprire.
L’intervista
Ha il volto sereno di chi, pur avendo visto da vicino il fondo del baratro, è riuscito a tornare in superficie. Perché di momenti duri, in 69 anni di vita, Alfonso Paganetti ne ha passati tanti. Ma lui, il mago Fantasios, non ha perso l’entusiasmo. E nell’anno del 40esimo di carriera torna alla carica con una tournée senza precedenti, in cui abbina il dialetto al mentalismo. «Niente più colombe e cilindri – spiega –, perché sono passati di moda. Ho dovuto reinventarmi pure io».
Fantasios ci apre le porte del suo rustico, immerso nei boschi di Tenero-Contra. Sparsi per casa, gatti e pappagalli. «Io gli animali li adoro», ammette. E intanto, mentre sorseggia un caffè fumante, inizia a mostrarci articoli di vecchi giornali, che lo ritraggono sui palcoscenici più prestigiosi e nelle località più disparate del pianeta: in Africa, negli Stati Uniti, nei Paesi Arabi. «Guardate questa foto, era il 1979 e a Bruxelles vinsi il titolo mondiale per quanto riguarda la magia con gli animali. E poi quest’altra, scattata a New York nel 1981, quando firmai il mio primo contratto da professionista».
Frammenti di vita che tornano a galla. Fantasios ha gli occhi lucidi, mentre parla di un tempo in cui il sapere fare magia era qualcosa di unico, riservato a pochi eletti. «Internet e Youtube hanno rovinato tutto, oggi chiunque può improvvisarsi mago, c’è un’inflazione pazzesca, a scapito della qualità».
«Sylvie è la donna che mi ha aiutato a rialzare la testa. Oggi lavora con me»
Faceva impazzire le folle, Fantasios. Riempiva le platee. All’estero, ma anche in patria. E negli anni ’90, da direttore artistico del Teatro Varieté di Ascona, riusciva a portare in Ticino nomi di grido. «Allo stesso tempo davo spazio anche ai giovani, andava tutto alla grande. Ma poi subentrò la politica, mi dissero che non c’erano più soldi per pagarmi. E io rimasi a piedi».
A quel punto Fantasios scivola clamorosamente nell’anonimato. Nessuno sembra più ricordarsi di lui. Del grande illusionista innovatore, che per anni era stato sulla breccia e che aveva portato dall’America numeri da capogiro. «Per sbarcare il lunario, mi misi a cercare un lavoro normale, con tanta umiltà. Invano. Per me, abituato alla notorietà, era tutto così inconsueto, mi sentivo quasi senza identità. Caddi in depressione».
Contemporaneamente, la grave malattia di uno dei suoi due figli fa peggiorare ulteriormente le cose. «Fu un periodo da incubo. Di colpo tutte le mie ambizioni professionali furono azzerate. Pensavo solo a lui. Dopo un lungo calvario, mio figlio guarì. E io, grazie a lui, imparai quali sono i veri valori della vita. Timidamente mi rimboccai le maniche, cercai di ricominciare, facendo qualche spettacolo qua e là. L’altro giorno ascoltavo un brano di Modugno e pensavo a quel periodo. Ho pianto come un bambino».
Accanto al mago, c’è Sylvie, la sua assistente, ma soprattutto la sua compagna di vita. «È la donna che mi ha definitivamente aiutato a rialzare la testa. L’ho conosciuta durante un mio spettacolo, otto anni fa. Mi ha dato lo stimolo per tornare ad avere fiducia in me stesso. Oggi saliamo sul palco insieme, c’è una sintonia perfetta tra di noi». Si guarda indietro, Fantasios. E vede ancora quel ragazzo di 24 anni, ottimo giocatore di biliardo, che ad Anversa rimase folgorato dalle doti di due prestigiatori. «Io ho sempre avuto il pallino per la magia. Da piccolo, al posto di giocare a pallone, mi inventavo i trucchi con i fiammiferi. Ma è ad Anversa, a margine di un torneo di biliardo, che ho capito di potere trasformare questo mio interesse in una professione. Fino a quel punto avevo fatto il tornitore e il meccanico. Mai avrei pensato di lavorare come illusionista».
In più di un’occasione, in passato, Fantasios era stato definito scontroso e testardo. Oggi Alfonso Paganetti appare come un uomo che sa soprattutto ascoltare. «Sono consapevole anche del fatto che a 69 anni non hai più lo stesso mercato che potrebbe avere un giovane. Però ho ancora il mio seguito. Con la nuova tournée, io e Sylvie ci recheremo nei piccoli teatri di periferia e parleremo dialetto. È una sfida che ci piace. Ho girato in lungo e in largo nel corso della mia carriera, ma non mi sento sminuito nel ripartire dalle zone discoste».
Mesi di infinito lavoro, 6-7 ore di allenamento al giorno. Con le idee migliori che arrivano di notte. «Mi alzavo dal letto di corsa alle 3 di mattina per mettere nero su bianco quello che mi era appena passato per la mente. Il nuovo spettacolo è nato così, sulle ali dell’euforia». Il mago tira un sospiro. Gli tornano in mente le sofferenze, la gavetta, e quei genitori scomparsi troppo presto. «Mio padre è morto quando io avevo 4 anni. Praticamente non l’ho neanche conosciuto. Mia mamma, invece, se l’è portata via un ictus. Io avevo solo 17 anni». E poi spunta il ricordo di quella visita in chiesa, a Locarno, a metà degli anni ’90. «Mi vergognavo a entrare. A lungo ero stato lontano da Dio. E nel momento del bisogno chiedevo aiuto. Mi sentivo incoerente. Le parole di un prete mi fecero capire che non è mai troppo tardi per riavvicinarsi alla fede. In fondo tutti meritano una seconda possibilità, o no?».
Il Ritratto
Alfonso Paganetti In pillole
Nasce l’11 aprile del 1945 a Locarno. Prestigiatore e illusionista dal 1974, il prossimo 13 settembre inaugurerà la sua nuova tournée “A val dò mì al mentalismo!”, pensata per celebrare il giubileo dei 40 anni di carriera.
La gavetta: dopo una formazione come tornitore e meccanico, nel 1974 inizia a praticare la magia. Frequenterà la prestigiosa scuola del grande maestro Henk Vermeyden, ad Amsterdam.
Stato civile: divorziato, padre di 2 figli. Oggi vive a Tenero-Contra con Sylvie, la sua compagna.
L’aneddoto: negli anni ’70 è stato per 7 volte campione svizzero di biliardo.
Piatto preferito: «Il risotto in tutte le salse».
Il film: «Tempi moderni, di Charlie Chaplin».
La musica: «Quella di Phil Collins e di Barbra Streisand».
Le passioni: Gli animali, la pesca e la montagna.
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Purtroppo il caro Alfonso ci ha lasciati.
RIP 🙁