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Francesco Tesei, il mentalismo e i topi da compagnia

Di interviste in questi anni ne ho fatte molte ma a un mentalista (e non solo, al mentalista più famoso d’Italia) non mi era mai capitato. Alzo la cornetta del telefono con una certa preoccupazione. Compongo il numero. Segreteria telefonica. Tiro un sospiro di sollievo. Forse riesco a schivarla, mi dico. Riprovo di nuovo. Questa volta mi risponde. Sudo freddo. Quello che ci siamo detti lo state per leggere. Quello che so è che è stata una delle interviste più divertenti che mi siano capitate e che per fortuna Francesco Tesei non ha “sgamato” i miei pensieri più segreti; se l’ha fatto è stato così gentile da non darlo a vedere.

Il tuo spettacolo, Mind Juggler, che in 4 anni ha affascinato e coinvolto oltre 100.000 spettatori italiani, sarà di nuovo in tour dal 6 dicembre.Che cosa si deve aspettare il pubblico?
Innanzitutto il fatto di divertirsi un sacco. Lo dico come prima cosa, perché spesso quando si pensa al mentalismo, a questo personaggio che ti legge nella mente, si ha un po’ paura forse perché è un po’ inquietante l’idea che qualcuno possa invadere l’ultima soglia di privacy che ci è rimasta. A me piace tirare fuori il meglio che c’è dalle persone. Lungi da me metterle sul palco e poi giocare a imbarazzarle. Nel mio spettacolo c’è molta ironia e anche una buona dose di autoironia. Inizio, infatti, lo show dicendo: guardate che non ho nessun potere paranormale, nessun dono sovrannaturale, tutto ciò che faremo riguarda altri mondi ossia quelli della psicologia, della comunicazione.

Volevo proprio chiederti questo: mentalista si nasce o si diventa?
Se dicessi che si nasce sembrerebbe voler suggerire che bisogna avere un dono e che io sono nato con chissà quale dono. Preferisco dire che lo si diventa, anche perché ci vuole passione, pazienza, un po’ di pratica e di studio. Uno studio trasversale, a dire la verità, perché tutti i mentalisti arrivano dal mondo dell’illusionismo – me compreso, io per 15 anni ho fatto l’illusionista professionista – poi mi sono appassionato di psicologia, di tecniche di comunicazione, di ipnosi e ho cercato di coniugare le mie nuove passioni con il piacere, che avevo ereditato dal mondo della magia, di stupire le persone. Da questo connubio è poi nato il mio modo di fare mentalismo.

Come vivono queste tue capacità le persone che ti circondano e soprattutto c’è qualcuno in grado di raccontarti delle bugie o lo scopri subito?
(Ride). Ti dirò, mia moglie quando mi ha conosciuto e ha capito cosa facevo di lavoro era un po’ perplessa. Magari mi diceva: “Andiamo al cinema questa sera?”, e io “Sì, guarda ci stavo proprio pensando”. Lei allora si girava, poi dopo un po’ si bloccava, mi guardava e chiedeva: “ma è stata una mia libera scelta o in realtà eri tu che ci volevi andare e mi hai portato a chiedertelo? In realtà devo dire, per essere onesto sulla mia disonestà, che il mentalismo non è una scienza rigorosa, è una forma d’arte e dentro di essa c’è anche una componente d’inganno. Il mio spettacolo, quindi, non deve essere preso alla lettera. Ogni spettacolo teatrale è in fondo, prima di tutto, una rappresentazione, quindi una sorta di metafora. La principale differenza tra uno spettacolo di illusionismo e il mio sta, a mio parere, nel fatto che un illusionista ti porta in un mondo incantato, di favola dove l’assistente viene segata a metà o le donne possono volare mentre il mio spettacolo punta l’indice verso certi meccanismi psicologici che effettivamente esistono nella nostra realtà. Verso quelle domande universali che ognuno di noi si pone: quanto siamo condizionabili dagli altri? Quanto siamo prevedibili? Che cos’è questa cosa che chiamiamo realtà? Esistono le coincidenze? – insomma il mio spettacolo è sì rappresentazione e metafora però di cose con cui ognuno, in qualche modo, ha a che fare ogni giorno.

Quanto la percezione della realtà è falsata dalla mente e quanto invece la mente può incidere su quanto ci accade. Si dice spesso sii positivo e le cose belle accadranno. Tu sei d’accordo?
In una certa misura è vero, anche se non condivido in toto l’approccio pseudo new age. Sono convinto, invece, che l’approccio mentale sia fondamentale. Noi non possiamo mai interagire con una realtà completamente oggettiva perché qualsiasi cosa è sempre filtrata dai nostri sensi ma ancora di più dai nostri pensieri, i nostri giudizi e dal significato che la nostra mente va ad attribuire a ciò che sperimentiamo nella nostra vita. In poche parole non è tanto importante quello che accade ma è più importante il significato che noi decidiamo di dare a ciò che succede. Ognuno di noi è libero, in altre parole, di decidere quale senso dare alle cose e quando uno lo capisce torna a essere più padrone della propria vita.

Dalle cose serie passiamo alle frivolezze. Ho letto che vivi con due topi da laboratorio a cui stai insegnando a giocare a scacchi. Ti prego, dimmi che è vero.
È vero, ma come sempre nel mio caso sono sempre mezze verità. E’ vero che vivo con due topi ma non sto insegnando loro a giocare a scacchi. Diciamo che sono così strano da aver deciso di avere dei ratti da compagnia, o meglio dei topacci da mezzo chilo l’uno.

Per chiudere che ne dici di lanciare un invito ai nostri lettori?
Volentieri. L’invito è quello di venire a vedere uno spettacolo che probabilmente è in tour per l’ultima volta. Vi aspetto numerosi perché più siamo e più ci divertiamo. Il mio show è interattivo e voi diventerete non solo i testimoni ma soprattutto i protagonisti delle mie giocolerie della mente.

Chiara Limelli su http://www.undertrenta.it/lalternativa/francesco-tesei-il-mentalismo-e-i-topi-da-laboratorio/

Andrea Clemente Pancotti

Principalmente sono io Andrea Clemente Pancotti: infanzia rovinata dai fascicoli di “STUPIRE!” di Carlo “Mago Fax” Faggi. Abbandona l’Arte per poi riscoprirla alla soglia degli ‘anta.“. Ora il team si e’ allargato, siamo comunque un gruppo di amatori, seriamente innamorati della Magia…

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