Lo spettacolo “Mind juggler”, in italiano “giocoliere della mente”, mostrerà i segreti delle illusioni psicologiche
C’è chi nella vita sceglie di fare lo scrittore, chi il commerciante o l’idraulico. Ma è piuttosto singolare scegliere di fare il “mentalista”. “Parafrasando lo statunitense Larry Becker si legge su Wikipedia il mentalista utilizza i cinque sensi per creare l’illusione di possederne un sesto”. Francesco Tesei, il più celebre dei mentalisti italiani, lo spiega così: “Un mentalista mescola comunicazione, psicologia, una percentuale di illusionismo per suggerire qualcosa al pubblico, un sottotesto. Spesso nella nostra vita ci costruiamo delle illusioni che scambiamo per realtà, nessuno meglio di chi sfoca i confini della percezione come me può rappresentare le trappole mentali che non vediamo”.
Francesco Tesei è uno di quelli che ha scelto questa curiosa professione. Anzi, ci è arrivato piano piano, come racconta: “Sono partito dall’illusionismo. L’ho fatto per tanti anni. Poi però come forma di spettacolo mi è stata stretta ed ho iniziato ad appassionarmi al mondo della comunicazione, a quello della psicologia, studiando personaggi come Milton Erickson, uno dei più grandi psichiatri e ipnoterapeuti, o italiani come Giorgio Nardone, e ho cambiato prospettiva. Siccome sono un uomo di spettacolo, ho pensato di prendere questa mia nuova passione e fonderla con quello che ho sempre fatto, e alla fine il mentalismo contemporaneo, di chiave psicologica, è stata la strada naturale da imboccare. Certo non sono il primo, mi sono ispirato ad altri che hanno iniziato a utilizzare la comunicazione subliminale in maniera magica, Darren Brown su tutti, ma in Italia era un territorio vergine quando ho cominciato”.
Si ma com’è lo show di un mentalista? “Faremo una serie di giochi interattivi con gli spettatori che diventeranno protagonisti. Ad esempio, prenderò spunto da serie tv come “Lie to me” per giocare con il pubblico in un esperimento di smascheramento delle bugie, il classico gioco della verità. Cercherò di capire da come parleranno, dal loro linguaggio non verbale, dalle microespressioni del volto, chi mente o chi dice la verità.
Ma è un spettacolo, è più difficile raccontarlo che vederlo. Sono due ore e mezza di show, ma mi accorgo alla fine, quando incontro il pubblico, che volano via”.