domenica, Dicembre 22, 2024

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Storia

Jean-Eugène Robert –Houdin parla dei “greci”

I principii dello scroccone greco

di Jean-Eugène Robert–Houdin

Vite d’azzardo. Il gioco d’azzardo è una rappresentazione teatrale che non perde il suo fascino. Un breve racconto del noto illusionista francese

Solo pochi anni fa, nei pressi del Jar­din des Plan­tes, in piazza della Basti­glia o in qual­siasi altro luogo pub­blico era ancora facile imbat­tersi in un uomo che, ripie­gato sulle ginoc­chia, si dava da fare con una sorta di inganno. Nella mani, teneva tre carte: il sette di cuori, il re di pic­che e l’asso di qua­dri. Le ultime due carte erano sovrap­po­ste nella mano destra. L’altra era tenuta dalla mano sini­stra. Lo scroc­cone, sol­le­vando un poco le mani, faceva vedere l’ordine delle carte, poi le sol­le­vava e le get­tava una di qui, una di là, ma seguendo un ordine pre­ciso. Poi, per ingan­nare l’occhio dello spet­ta­tore, le faceva sci­vo­lare una sotto l’altra. Rivol­gen­dosi al suo com­pare, gli chie­deva infine di sco­prire il re di pic­che. Il pub­blico li seguiva e, avendo visto bene dove si tro­va­vano le carte, avendo potuto seguire l’evoluzione e gli spo­sta­menti, escla­mava den­tro di sé «è là». E non si sba­gliava mai. Allora, il truf­fa­tore simu­lava sgo­mento per non essere riu­scito nell’impresa di ingan­nare il «suo» pub­blico. «Ripro­viamo», diceva, e ripren­deva a spa­ri­gliare le carte invi­tando, sta­volta, quel pub­blico a puntare.

Soli­ta­mente il pub­blico rideva, non osando infie­rire su un pre­sti­gia­tore che repu­tava mal­de­stro. Ma altret­tanto soli­ta­mente, se ne usciva uno spet­ta­tore, non di rado un con­ta­di­notto inge­nuo e can­dido, che ridac­chiando accet­tava la sfida: «Scom­metto venti monete che capi­sco dove si trova il re di pic­che». Il greco – per­ché, ricor­dia­molo, così nel nostro XIX secolo abbiamo deciso di chia­mare chi truffa al gioco — accet­tava la sfida, mischiava le carte e… per­deva. La sfida, però, doveva con­ti­nuare e il greco non avrebbe smesso di per­dere, fino a che il con­ta­di­notto, sod­di­sfatto, non si fosse riti­rato. Il pub­blico guar­dava, non finendo di ingannarsi.

A quel punto, acca­deva che dei bor­ghesi, che se ne sta­vano là ridendo di quel greco non meno che di quel con­ta­dino, deci­des­sero di dare una bella lezione al nostro per­dente nato. Si avvi­ci­na­vano in tre o in quat­tro e pre­ten­de­vano di gio­care. Igno­ra­vano, i pove­racci, che il con­ta­dino – scarpe grosse, ma cer­vello fino – altro non era che un com­plice del nostro baro. Igno­ra­vano che il baro aveva tes­suto la sua tela e i fili che pre­sto li avreb­bero intrap­po­lati erano fatti della loro stessa cupi­di­gia. Con nuovi gio­ca­tori, anche la tat­tica di gioco cam­biava. Lan­ciando a terra le sua carte, attuava una mossa che ne cam­biava la dispo­si­zione senza che nes­suno se ne accor­gesse. Prima che le carte cades­sero a terra. E il greco vin­ceva. Come capita ai per­denti mossi da cupi­di­gia, que­sti non se ne anda­vano prima di aver preso un numero di rivin­cite era soli­ta­mente pari al numero di denari che que­sti signori pote­vano tra­sfe­rire nelle tasche del baro. Capi­tava spesso che litigi e risse seguis­sero al gioco. Ma allora il con­ta­di­notto – can­dido fin che si vuole, ma dalle brac­cia forti e dal pugno facile – che se ne stava a osser­vare a distanza arri­vava rapi­dis­simo, copriva il com­pare e se la dava a gambe con lui e con tutto il denaro. Oggi, que­sto gioco è stato proi­bito, ma in Inghil­terra, dei fur­fanti chia­mati gam­blers, pra­ti­cano un gioco simile, ma lo pra­ti­cano coi dadi e lo chia­mano Thim­ble game.

Fonte http://ilmanifesto.info/i-principii-dello-scroccone-greco/

P.S.: Per chi non lo sapesse i bari, in francia ai tempi di Robert-Houdin, erano chiamati “creci”.

Andrea Clemente Pancotti

Principalmente sono io Andrea Clemente Pancotti: infanzia rovinata dai fascicoli di “STUPIRE!” di Carlo “Mago Fax” Faggi. Abbandona l’Arte per poi riscoprirla alla soglia degli ‘anta.“. Ora il team si e’ allargato, siamo comunque un gruppo di amatori, seriamente innamorati della Magia…

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