La Magia è… femminile!
Di Paolo Demartini
Premessa
Siamo abituati, nell’accezione più comune, a considerare la figura femminile in un numero di magia, di illusionismo, in veste di valletta, di assistente dal mago. La storia della magia, della prestigiazione, mette in evidenza il mago, quale stereotipo maschile, che indossa un frac ed un cilindro, almeno nel mondo occidentale. Le domande che, allora, vengono spontanee sono: “è esistita, in passato, la “donna prestigiatore”, la “donna maga” e attualmente esiste tale figura artistica?”. Mentre la risposta alla prima domanda richiede una ricerca abbastanza meticolosa, non esistendo una specifica letteratura sul tema, sulla seconda la risposta è sicuramente “Si”. Infatti, a livello mondiale ma anche nel nostro paese ci sono alcune “maghe” e la situazione tende ad incrementarsi, anche attraverso una maggiore divulgazione di questa meravigliosa Arte, grazie anche ai mezzi tecnologici attualmente utilizzati (Internet; piattaforme telematiche…) e alla presenza di alcuni Circoli Magici sul territorio internazionale.
Cenni storici
La figura femminile, in passato, è stata per molto tempo considerata lontana dal mondo artistico della Magia. Infatti, se consideriamo le fiabe antiche, come diverse storie del passato, e che ci sono state raccontate da piccoli, contengono un immaginario fatto di streghe, con poteri paranormali. Ed il periodo storico denominato “Caccia alle streghe” (XIV– XV secolo), come pure determinati stereotipi di genere, contesti storici, sono tutti elementi che hanno mantenuto distanziata la figura della donna dalla magia e necessita tenerli tutti in considerazione [1]
Un’altra motivazione della scarsa presenza di “donne maghe” risulterebbe legata alla minore propensione delle donne, in generale, ad isolarsi dalle distrazioni per concentrarsi, invece, sullo sviluppo di un proprio “numero magico” di successo. Anche se questo sembrerebbe strano, dal momento che molte donne sono interessate a forme artistiche quali la danza, la musica e il canto, forme artistiche che prevedono durissime sessioni di allenamento e prove. Ulteriori motivi, oltre al fattore storico, risiederebbero, per esempio, nell’esclusione di fattori esterni, quali il condizionamento di altre persone, l’educazione ricevuta, i giocattoli utilizzati da piccoli, la comunicazione. D’altro canto, nel mondo dello spettacolo emerge, invece, un’attenzione rivolta verso l’aspetto apparente della donna, con il proprio “sex appeal”, rispetto, invece, alla richiesta di competenze professionali e virtuosismi che siamo abituati a vedere eseguiti dagli uomini.
Assistente del Mago
Sicuramente la donna nel ruolo di assistente del mago, e coinvolta nelle cosiddette “grandi illusioni” da palcoscenico, la possiamo associare al “suo taglio in due parti”, una volta inserita all’interno di una cassa. E allora la curiosità, che non è sempre “solo donna”, è domandarsi: qual è stata la prima donna ad essere tagliata a metà. Secondo Jim Steinmeyer fu la donna che partecipò allo show del dicembre 1920, cioè Jan Glenrose, che all’epoca era l’assistente principale del mago Selbit, oltre ad essere anche partner del mago Fred Culpitt.
Nell’esibizione pubblica del 1921 il ruolo della vittima è stato invece assunto da Betty Barker.
Sempre nel 1921, Horace Goldin, un mago che lavorava negli Stati Uniti, presentò la prima versione che potrebbe sembrare familiare al pubblico moderno. L’assistente di Goldin giaceva in una scatola da cui sporgevano i piedi, la testa e le mani. Goldin divise la scatola nel mezzo, inserendo fogli di metallo per coprire le estremità tagliate, quindi allontanò leggermente le due metà. Questo processo venne quindi invertito e l’assistente uscì incolume. Goldin in seguito sviluppò una versione senza scatole, e che utilizzava una grande sega circolare [2].
Il successo di Selbit e poi di Goldin spinse sempre più maghi a cercare di imitarli con copie o versioni migliorate delle illusioni.
Jim Steinmeyer sostiene che il numero di Selbit abbia costituito una svolta nella storia della magia, poiché dopo di esso i numeri vennero sostituiti da altre rappresentazioni più sensazionali. Steinmeyer identifica l’illusione del “taglio della donna” come l’inizio di una moda della magia che utilizza assistenti femminili, nel ruolo della vittima. Lui stesso dice che il cliché delle “belle donne strapazzate e torturate dai maghi” nacque dopo l’illusione di Selbit.
Si tenga presente che gli assistenti maschili erano comuni, nel contesto di spettacoli di magia, fino all’epoca vittoriana, poiché i vestiti ingombranti imposti alle donne dalle mode del tempo rendevano difficile il rannicchiarsi negli spazi ristretti all’interno della scatola, richiesti da alcuni effetti. Con il cambiare delle mode degli inizi del XX secolo, il ruolo femminile della “vittima” proposto da Selbit diventò più pratico. Una combinazione dell’emancipazione femminile e di una popolazione desensibilizzata dalla guerra ed esposta a nuovi fenomeni di intrattenimento ha fatto sì che la scelta di Selbit avesse un forte impatto nell’immaginario pubblico. Come disse Steinmeyer: “…al di là delle preoccupazioni pratiche, l’immagine della donna in pericolo è diventata una moda particolare nello spettacolo…”.
I maghi moderni, donne comprese, hanno replicato con un interprete maschile, nel ruolo originariamente ricoperto da una donna. L’illusionista Dorothy Dietrich, che da adolescente si è affermata come mago di spicco, è stata definita la “prima donna a tagliare un uomo a metà“.
Nascita della “Magia al femminile”
Un esempio di maga del 1800 è stata Adelaide Herrmann, 1853, moglie ed assistente di Alexander Herrmann [1]. In seguito alla morte improvvisa del marito, Adelaide decise di non abbandonare il settore e si allenò per preparare uno show tutto suo. Fece spettacoli “da solista” per trent’anni facendosi chiamare “Queen of Magic” e fu una delle poche donne ad esibirsi nel numero del “Bullet catch”.
Dell O’Dell, nome d’arte di Nell Odella Newton,una maga americana nata nel 1897, e considerata una dei pochi pionieri che ha fornito un “modello” per le moderne interpreti femminili. È stata una delle maghe di maggior successo della prima metà del XX secolo. Si è specializzata in magia parlata, utilizzando rime ritmate e carine. Inoltre, è nota per essere stata una delle prime maghe ad apparire in televisione. Al culmine della sua carriera è stata definita “La regina della magia”.
Per rimanere in Italia, una figura femminile di rilievo negli anni 1877 – 1880 è stata la Contessa Rita Gall, [3] moglie del celeberrimo Conte Ernesto Patrizio di Castiglione, nato a Savigliano, provincia di Cuneo, nel 1845. Appena trentenne, il Conte Ernesto debuttò al Gran Teatro Nacional di Città del Messico, riscuotendo un grande successo, sia per la presenza scenica che per le capacità manipolative. Ma l’attenzione dei giornali di allora viene rivolta in particolare alla moglie, la Contessa Rita Gall “…molto giovane, alta, sveglia, elegante, notevolmente bella e molto simpatica…Il Conte e la sua Signora formano una coppia perfetta…”. Ebbene, il 15 marzo 1877 la Contessa Rita Gall risulta essere la protagonista di uno spettacolo, sempre al Gran Teatro Nacional, ed i giornali riportano “…la memoria prodigiosa della Contessa che ha stupito tutti coloro che hanno assistito alle sue esibizioni…”.
Figlia d’arte degli illusionisti Charles ed Elizabeth, Jeanne Van Dyke, conosciuta al pubblico come Suzy Wandas, nacque nel 1896 a Bruxelles. Insieme al padre, la madre e il fratello Louis, cominciò ad esibirsi all’età di otto anni, come Miss White Flower, ballando e suonando il violino in equilibrio sulla corda molle.
Cominciò a manipolare carte e monete già all’età di 14 anni, inserendo poi il numero nello spettacolo di famiglia e diventando nel tempo una manipolatrice di grandi doti. Quando nel 1912 il padre morì, il quartetto divenne un trio conosciuto col nome di “The Three Wandas” e Jeanne scelse il nome d’arte Suzy. Durante i suoi show utilizzava, oltre a carte e monete, anche ditali, sigarette, corde, fazzoletti, bastoni ed eseguiva classici come gli anelli cinesi e il sogno dell’avaro. In seguito, fu influenzata da una corrispondenza col fisico e mago americano Zina Bennett e introdusse nel suo spettacolo anche un numero di colombe. Parlava ben cinque lingue e divenne un’artista di fama internazionale e stella del Vaudeville.
Proseguiamo negli anni, arrivando al ventesimo secolo, e con alcuni nomi significativi di “maghe”, di seguito elencati.
Elizabeth Warlock, figlia del mago Peter Warlock, fu la persona più giovane nonché la prima donna a vincere il prestigioso premio British Ring Shield di IBM nel 1953.
Tra le assistenti che riuscirono, invece, a crearsi un personaggio, citiamo Gloria De Vos, la moglie di Kalanag, la quale eseguiva un numero in cui indovinava numeri di telefono ed indirizzi liberamente scelti da elenchi telefonici.
E ancora Pamela Hayes, moglie di “The Great Tomsoni”, partecipava attivamente alle magie del marito proponendo un personaggio un po’ più carismatico di quello incarnato da molte colleghe, ma rimanendo sempre un po’ imbrigliata nel ruolo di moglie, assistente e spalla sexy del marito.
Mercedes Talma, la “Regina delle monete”, era la moglie e l’assistente di Servais Le Roy, ma una volta scoperte le sue doti nella manipolazione creò uno show tutto suo incentrato sulla sua destrezza di mano con palline e monete.
Ora facciamo un tuffo nel presente e citiamo Megan Knowles – Bacon, classe 1992, una promettente maga che ha studiato a Londra, Las Vegas e in Canada ed è stata premiata più volte per le sue performance. Da ottobre 2014 svolge il ruolo di Segretaria presso The Magic Circle di Londra: è la prima donna a ricoprire questa carica nell’esclusivo club inglese.
Katherine Mills, maga e mentalista, è un’altra donna da primato; in particolare nel 2014 è diventata la prima donna maga ad avere uno show tutto per sé in prima serata, “KatherineMills: Mind Games” sul canale britannico Watch. Nel 2013 un altro suo show ha vinto il BAFTA per Best Children’s Entertainment.
Trasformismo…un’arte al femminile?
Denominata anche come “Quick change”, si tratta, come noto, dell’arte di cambiarsi velocemente abito, dando immagine e corpo a figure diverse. Teniamo sempre presente che questa forma d’arte ha origini italiane, la cui figura artistica rappresentativa è stato Leopoldo Fregoli, che debuttò nel periodo 1890 – 1930. Le origini però risalgono al 1600 ed in particolare ad un bolognese, Giovanni Gabrielli, che si cambiava velocemente delle maschere di fronte ad un pubblico. Il primo numero di trasformismo di Fregoli fu quello denominato “Il podio”, nel quale lui cambiava velocemente delle maschere, interpretando personaggi famosi del mondo classico musicale. In ogni caso il concetto di base del trasformismo è che non consiste solo in un mero cambiamento veloce di abito (aspetto tecnico), ma si tratta di interpretare, da parte dell’artista, ogni personaggio, associato ad ogni vestito, visibile da parte del pubblico.
Anche se la storia del trasformismo è legata a figure artistiche maschili, la cui massima rappresentazione non solo a livello nazionale ma anche internazionale, è data dal connazionale Arturo Brachetti, negli ultimi anni, si sono approcciate a tale forma artistica alcune figure femminili, contribuendo a rendere la performance sicuramente gradevole e condita di quel “sex appeal”, prerogativa dell’“essere donna”. E così abbiamo “trasformiste”, quali per esempio Lea Kyle, Solange Kardinaly, Jennifer Martinez…
Intervista a Laura Luchino, in arte Lilyth
All’interno del panorama artistico nazionale emerge la figura femminile di Laura Luchino, in arte Lilyth, una delle poche illusioniste italiane ma soprattutto è una delle pochissime trasformiste. È sicuramente una delle prime nel nostro paese ad essersi cimentata in questa arte così particolare.
La possiamo così descrivere “Lilyth è una maga (o forse una fata?) che ha saputo superare il ruolo di mera assistente del mago per conquistare il centro della scena. Con lei femminilità e bellezza non sono più coreografici elementi d’arredo, ma fabbrica di fascino e di magiche emozioni”.
Nasce a Torino, la città magica per eccellenza e il suo percorso artistico la vede nelle prime esperienze nel ruolo di assistente di un prestigiatore, Giovax, per poi intraprendere nel tempo una carriera da solista, che l’ha portata ad esibirsi in molti prestigiosi teatri Italiani, centri di spettacolo come casinò, palazzetti dello sport o locali storici del cabaret come Zelig, il Caffè’ Teatro , CAB 41, etc.
Finalista per quattro anni consecutivi al Campionato Italiano di Magia Masters of Magic, Lilyth vanta un repertorio che spazia dal trasformismo, alla magia da scena, alla micromagia. I suoi numeri sono particolari, caratterizzati da una grande fantasia e da un modo assolutamente originale di interpretare la magia. La sua originalità le è valsa diversi passaggi televisivi nelle reti nazionali Rai e Mediaset.
Cosa significa per te essere donna e fare Magia?
Essere una donna maga, per me ha un significato profondo, è la facoltà rara e preziosa di regalare sorrisi e spensieratezza. Sappiamo, fin da quando siamo bambini, che la Magia trasporta in un’isola felice e, quindi, chi mi segue vive una fiaba, un sogno pieno di luce ed allegria. Questo è quanto io cerco di esprimere nei miei numeri. Infatti, mi ispiro alle fate, perché è un qualcosa che sento dentro di me, nei miei show riproduco me stessa!
Come è nato l’amore per il Trasformismo, che è una forma d’Arte molto particolare, e come si è evoluto nel corso degli anni?
Innanzitutto la passione per la Magia è nata un po’ per caso, e in me ha avuto l’effetto di una vera cura, come peraltro può capitare per tante forme di passione. Spero sempre che chi mi segue, mi guarda, possa a sua volta uscire da eventuali circostanze difficili della vita, da momenti di depressione, io cerco di trasmettere gioia, aprendo le porte di un mondo totalmente nuovo. Ho iniziato come assistente, come peraltro può essere successo a tante donne, e poi con il tempo, quel ruolo mi è diventato stretto. Così ho cercato di trovare una strada da protagonista e ho incominciato ad esaltare la mia femminilità, la mia fantasia e con il trasformismo ho trovato il modo ideale. Con il trasformismo ho la possibilità di esprimermi in forme differenti, essendo diversi i personaggi. Posso estrarre da me stessa più capacità espressive; tra l’altro, una piccola cosa, sono del segno zodiacale dei Gemelli e quindi il trasformismo si addice a perfezione, si può dire che io abbia una doppia personalità. Quindi mi piace vivere le varie emozioni attraverso diversi personaggi e questo lo ritengo molto intrigante. Non sentirmi sempre uguale e scegliere di essere speciale nei momenti in cui mi esibisco, lo considero sicuramente un privilegio.
Oltre ad ispirarti alle fate per i tuoi numeri, ci sono altre cose dalle quali trai ispirazione?
Cerco sempre di regalare delle emozioni, poiché per me l’Arte significa questo. Cerco di non smettere mai di sognare in un qualcosa che mi può rappresentare, posso farcela, posso trasmettere qualcosa, usare le “pozioni magiche” e, quindi, realizzare i “sogni nel cassetto”. Per me essere Maga significa questo. Quand’ero piccola non è che avessi la possibilità di comprare chissà che abiti, ma a ben vedere, quale bambina non sogna un guardaroba colmo di abiti meravigliosi? In pochi magici istanti il trasformismo dà corpo proprio a questo, in bilico tra realtà e fantasia. Ho visto materializzarsi il mio sogno!
Che cosa è l’Arte?
“Arte è regalare emozioni”. C’è tutto in questa frase, penso che chi riesce a regalare emozioni, prenda per mano le persone e le conduca in un mondo differente da quello che conosciamo nella quotidianità. Ritengo che questo sia molto importante, soprattutto al giorno d’oggi, che viviamo di stress continui. Avere l’opportunità di sognare, cambiare dimensione, anche solo per pochi attimi, è magnifico.
Quale aspetto della nostra arte preferisci?
Ho una visione della magia un po’ in controtendenza, nella quale non è solo importante l’effetto magico di per sé, ma è importante la magia dello spettacolo. Per essere “magici” non è necessario essere maghi; la magia è in ogni cosa che facciamo sul palco.
Un esempio del mio modo di interpretare quest’arte è rappresentato forse dal mio numero “la scatola dei sogni”.
Il numero di basa su un classico della magia, una scatola apparentemente vuota dalla quale il mago estrae molti oggetti.
Io ho pensato a questo effetto in maniera differente, non volevo che uscissero degli oggetti, ho pensato che sarebbe stato più’ magico per una trasformista se fossero usciti dalla scatola dei personaggi.
Ho creato partendo da un classico gioco di magia un numero totalmente differente, un numero emozionale, teatralmente più completo, più’ magico … in cui dalla scatola escono quei componenti che permettono a me di diventare tanti differenti personaggi.
C’è una frase che ti rappresenta, oppure che ti ripeti spesso?
Sicuramente “non abbattersi, andare sempre avanti e con il sorriso”, qualunque cosa accada, e la Magia aiuta anche in questo, a vedere il lato buono della vita. In altri termini, aggiungere sempre un sogno nel famoso cassetto e cercare di realizzarlo, di portare avanti, un progetto, anche se la vita è difficile e ci mette davanti tanti ostacoli. Ma con la volontà di provare a superare le difficoltà, si riesce ad ottenere molto. Personalmente sono davvero felice dei miei risultati, il pubblico che applaude alla fine dei miei shows mi riempie il cuore di pura gioia.
Quale potrebbe essere il consiglio da dare alle giovani generazioni, che spesso si vedono in difficoltà ad orientarsi, dubitando di realizzare i propri “sogni nel cassetto”?
Consiglio di perseguire ogni obiettivo senza affanno, dando importanza ai consigli ricevuti; bisogna sempre essere sé stessi e fare ciò che ci sentiamo di fare, secondo la nostra natura. Personalmente cerco di trasmettere questo concetto: è bello sognare, rimanere un po’ bambini, e questo serve anche a non smettere di credere che ogni tanto anche le favole possono realizzarsi, ed essere vissute.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Mi piace immaginare il mio futuro a disposizione della fantasia, senza programmi o schemi preordinati. Partecipare a galà e concorsi è qualcosa che mi esalta e mi tiene “magicamente viva”, ed è proprio da questo che traggo motivazioni ed ispirazione per provare a migliorarmi continuamente.
In conclusione
Attraverso fonti reperite, vari approfondimenti, ritengo che la magia sia sicuramente un’”Arte al femminile!”, dove eleganza, “sex appeal”, uniti alla professionalità tecnica e artistica, trasmettono emozioni allo spettatore, che si immerge nella “realtà dell’impossibile”.
Bibliografia
[1] da “Donne e Illusionismo: non solo vallette” di Mirian Goi, febbraio 2015
[2] da “Donna tagliata a metà” Wikipedia (enciclopedia libera)
[3] Da rivista Magia del Cicap Anno XVI n°20 pag. 54-96 articolo “Il Conte Ernesto Patrizio di Castiglione” di Alex Rusconi