L’Arte del Futuro di Roberto Bombassei
La pandemia covid ha completamente fermato il settore artistico. Non era mai capitato in nessuna epoca. Molti, anche “famosi”, hanno ricominciato, fortunatamente, una nuova vita, abbandonando temporaneamente la professione artistica per riuscire a sopravvivere in questa nuovo mondo. Sperando che si ritorni ad una normalità che possa consentire nuovamente live show, abbiamo tutto il tempo per riflettere su il futuro dell’arte sia nel breve tempo nel lungo tempo. Sicuramente appena si potrà, la gente avrà bisogno di divertirsi, di uscire e di stare insieme.
Così successe dopo la fine della Seconda guerra mondiale e così succederà oggi. Quindi nel breve tempo si riprenderà ad intrattenere. Un professionista che sa il fatto suo intuisce che c’è bisogno di una maggior professionalità. Non c’è più posto per la mediocrità. A livello politico – magico, sarebbe da ridefinire i concetti di associazionismo e, cosa più importante, di professionismo. Gli amatori devono fare gli amatori, i professionisti i professionisti. Basta con “so fare un gioco di magia e quindi sono come te”. Riflettiamo ora sul lungo tempo, cercando di analizzare a 360 gradi cosa potrebbe succedere. La prima grande verità è che non si capisce cosa stia accadendo nel mondo. La pandemia covid ha accelerato processi di trasformazione in tutti i settori economici, sociali e religiosi, che dovevano essere diluiti nel tempo. Quindi ci troviamo in un vortice mostruoso e i prossimi decenni potrebbero essere caratterizzati da un intenso bisogno di ricerca spirituale e dalla formulazione di nuovi modelli sociali e politici.
Oggi noi diamo la causa alla pandemia, ma è solo un agente esterno che è ininfluente su quello che può capitare nel prossimo futuro. Una grande causa di cambiamento in tutti i settori è il mondo informatico e biotecnologico. L’avanzare dell’intelligenza artificiale non si limita al fatto che i nostri computer diventeranno più rapidi e più intelligenti ma la spinta del progresso dell‘ IA sarà dovuta principalmente dalle scoperte nelle scienze biologiche e sociali. Più noi umani riusciremo a penetrare i meccanismi biochimici che controllano le dinamiche emotive umane, i desideri e le scelte, tanto più i pc potranno diventare abili nell’analizzare il comportamento umano, prevedere decisioni umane e prendere il posto di molti persone che diventerebbero inutili. Quindi il nuovo concetto è: cosa passa nella testa degli altri? Bella domanda. Ci stanno provando oggi e grazie ai big data presto lo si saprà.
Cosa sono i big data? Con l’espressione big data si fa riferimento all’insieme di tecnologie e metodologie di analisi di enormi quantitativi di dati. Questi dati raccolgono tutti i dati strutturati, numerici contenuti in email, video, audio, mercati finanziari, medici. Insomma, tutto quello che succede nel mondo web è connesso. Questi dati sono poi utilizzati nel mondo reale, globalizzato e interconnesso per estrapolare, gestire ed elaborare informazioni in tempi brevissimi. così le informazioni trovate ed ottenute si stabiliscono relazioni tra fenomeni che succedono e possono dare previsioni sul futuro. Cosa può cambiare per il nostro mondo magico? Nel mondo dell’arte in generale l’arte è generalmente associata alle emozioni umane. Siamo tutti capaci di pensare, quando assistiamo ad uno spettacolo, sentiamo una bella musica o vediamo un’opera d’arte, che l’artista è stato in grado di incanalare certi pensieri psicologici in modo che guardando, sentendo e osservando possa farci sentire emozioni o può ispirarci a nuove sensazioni.
Quindi, in poche parole, quando sentiamo, vediamo e osserviamo un’opera d’arte la giudichiamo in base all’impatto emotivo che ha prodotto sul pubblico. Studi approfonditi hanno accertato che le emozioni non sono un fenomeno magico o mistico ma sono il frutto del risultato di un processo biochimico, pertanto, in un futuro non troppo lontano potrebbe darsi che un grande algoritmo informatico possa creare, in base alle analisi dei dati in entrata e dai dati in uscita, arte in maniera soggettiva, personale, su voi stessi. Quindi un algoritmo potrebbe, grazie agli enormi database biometrici raccolti da milioni o miliardi di persone, produrre, per esempio, la miglior versione di un classico cartomagico “acqua e olio” in pochi istanti e, cosa più preoccupante, in maniera soggettiva su come siete voi.
Alcuni considerano l’intelligenza artificiale uno strumento pericoloso, che rischia di annientare gli artisti; altri la ritengono un elemento al di fuori dalla loro portata, destinato a non avere mai alcun impatto sulla loro vita quotidiana. C’è chi vi ravvisa un promettente ambito di investimento, e chi la considera una bolla economica. Domanda. Chi è l’autore: l’artista umano o l’algoritmo? Se l’artista è quello che crea l’immagine, allora quella sarebbe la macchina, se l’artista è colui che detiene la visione e vuole condividere il messaggio, allora siamo noi. Se l’arte è ispirazione delle emozioni umane pochi esseri umani potranno competere con un algoritmo di questo genere perché nessuno (o pochi) potranno competere su un campo principale: il sistema biochimico. Il grande maestro Silvan ha sempre dichiarato che fin tanto ci saranno due uomini sulla terra, uno farà il prestigiatore. Speriamo solo che uno dei due non sia un pc.