“L’irruenza del vero Close-Up” di Saykon
Una cosa che spesso mi dimentico, è l’immedesimarmi nello spettatore. Non sto parlando dello spettatore che assiste ad una magia, ma dello spettatore che ancora non è tale. Quanti di noi si ricordano la prima volta che hanno assistito ad una magia, in assoluto? Io ho la fortuna di ricordarmelo. La mia prima magia, me la fece mio padre, facendomi apparire da dietro il mio orecchio un ovetto Kinder di cioccolato. Mio padre è sempre stato grosso, e con quelle mani potrebbe impalmare addirittura una confezione da tre ovetti Kinder. Ogni volta comunque era una meraviglia assurda. Per me le uova Kinder non si compravano, era papà che me le cacciava dall’orecchio!
Poi, tra gli 8 e 10 anni, conobbi il primo mago che faceva questo di professione. Era il sei agosto, e mio nonno portò tutta la famiglia a mangiare una pizza per il mio onomastico a Mergellina. Arrivò un ragazzo al tavolo del ristorante, e ci chiese se potesse farci vedere qualcosa di particolare. Non ricordo tutta la sequenza, ma ricordo la meraviglia che provai quando poi il prestigiatore fece uscire la carta scelta dalla bocca! Anni dopo sarei divenuto amico di quel prestigiatore, che tutt’oggi definisco un capitolo della storia magia partenopea, Mago Elite / Mauro Casotti.
Talvolta mi scorso di quella sensazione che si prova “la prima volta”, quando un profano per la prima volta in assoluto vede un gioco di magia. Non si tratta della prima magia che vede fatta da me, o della prima performance che eseguo. Si tratta proprio della sua prima magia in assoluto. E come spesso accade, è irrompente nella sua esistenza. Non sto parlando di qualcuno che si lasica convincere da un gruppo di amici di andare a mangiare in un ristorante dove sa ci sarà un artista, o meglio se va a teatro. Parlo dell’ignaro, che quella giornata è uscito solo per passare un paio d’ore in spensieratezza, lontano dalle sue preoccupazioni e poter mangiare qualcosa. Si trova lì, senza progetti per l’imminente futuro delle ore successive, senza programmi. Oppure di un ragazzo che quel giorno va a scuola, e non sa che il compagno in classe quel giorno ha portato con sé un mazzo svengali, o un paio di palline di spugna.
Improvvisamente accade. “posso farti vedere qualcosa?” o ancora, assiste a ciò che sta accadendo tra le mani di quell’estraneo, che sta mostrando un effetto a qualcun altro. Lo sappiamo benissimo che interesse riesce a suscitare un effetto. Ma siamo consapevoli di cosa accade nella mente di uno spettatore “Vergine” a queste esperienze? Teniamo sempre a mente questo processo?
È una sensazione di meraviglia, nuova, diversa dalle altre. Tante emozioni contrastanti assieme, tra le quali troviamo:
- Incredulità, spesso quando si assiste ad un esperimento, la gente mette in dubbio ciò che dà per scontato, tal volta proprio le leggi della fisica e della scienza. Si manifesta tal volta con un momento di silenzio, l’espressione “a bocca aperta” ed occhi sgranati.
- Felicità, quasi sempre sorridono, si divertono, il rilassamento dopo la tensione. È una sensazione nuova. Sfocia tal volta in una risata, ed addirittura in un applauso.
Il neo-spettatore sta vivendo una sensazione mai provata prima, come esplosioni in sequenza, in un punto della sua mente che forse neanche sapeva di avere (“mi sembra di essere tornato bambino” alcune volte esclamano). A questo mi riferisco con il termine “campo vergine”. Arriva con impeto, come un muro d’acqua in un deserto che prima di allora ha vissuto solo la siccità, con una velocità tale che il suolo si assorbe l’acqua, ma ne è talmente tanta che molta va velocemente via. Vorrebbe impregnarsi quanto più possibile di questo nuovo elemento, vorrebbe capire come nutrirsi di questa sostanza, come assimilarla il più possibile. Avviene un’irrigazione delle parti più superficiali in maniera naturale, ma è una fame che non prova nell’immediato sazietà. Il tutto avviene in pochi secondi, un paio di minuti al massimo e sebbene vissuti da dentro sono momenti interminabili, si ha una consapevolezza che il momento sta per finire, o che non si rivivrà un evento del genere da lì a breve.
E noi prestigiatori teniamo sempre in considerazione questa eventualità? Sappiamo che possiamo essere “la prima volta magica” di un individuo? Quanti di noi davvero vivono questa come una responsabilità? Si, in base alla nostra performance, spesso dipende anche la considerazione che quella persona avrà della magia stessa. Se siamo stati bravi, allora considererà la magia come qualcosa di serio, un’arte di intrattenimento ben fatta. Ma se invece non lo siamo stati, ecco che per lui tutti i prestigiatori saranno “i maghetti che fanno giochetti”. Ma per ora tralasciamo questo campo. Vedo in tanti esibirsi in maniera automatica, un tavolo di spettatori per molti è solo un tavolo. Non fanno di queste distinzioni. Eppure, basterebbe una domanda, un momento in più, realmente umano, nei confronti dei nostri spettatori.
Sto parlando del senso di dover maturare una responsabilità che abbiamo nei confronti di chi abbiamo avanti, delle sue sensazioni ed emozioni. Ne siamo semplicemente responsabili.
A prescindere da ciò che noi pensiamo, da come ci introduciamo, se quella è la prima volta per chi abbiamo davanti, la Magia, come fosse animata da una propria volontà, entra nell’esistenza di chi abbiamo davanti, da asettica considerazione “L’ho sempre solo vista in tv” diviene un evento caldo, reale, quasi palpabile. Come un flusso di energia inarrestabile, gli entra nella sua mente, prepotentemente, con irruenza. Spazza via preoccupazioni ed altri pensieri. In quel momento, si piazza lì, al centro delle attenzioni dell’individuo, il neo-spettatore, cercando di accrescere quanto più possibile, e cercare tal volta di lasciare un seme, che potrà evolversi in tante cose: Uno spettatore che apprezza questo genere di intrattenimento, o che non lo apprezza perché lo considererà una perdita di tempo. Ancora potrà evolversi in un appassionato, che potrà diventare un prestigiatore a sua volta.
Credo che se davvero vogliamo salire di un livello superiore, allora dobbiamo iniziare a scavare più a fondo, a non vivere il momento magico come mero gioco di magia, per stupire e farci retribuire economicamente. Dobbiamo iniziare a scendere in un piano più profondo, e tener considerazione di questo nuovo livello di magia.
Scritto da Mago Saykon / Salvatore Maria Ciccone, dopo che da settimane di fermo, in una giornata ordinaria ha trasformato prepotentemente una banconota per un “neo-spettatore”.