Miguel Muñoz #intervista #interview
Il palco è buio. Dei teli di nylon si sollevano da terra gonfiandosi, ballando, incrociandosi, sollevandosi fino a scomparire e improvvisamente compare lui Miguel Muñoz. Un filo di acqua dall’alto cade incessantemente (pare senza fine) in un piccolo contenitore quadrato. Le mani di Muñoz più volte cercano di afferrare l’acqua che continua inesorabilmente la sua caduta e improvvisamente ha in mano una, due, tre, quattro contact juggling. Nell’aria risuona “Window” di The Album Leaf. Le sfere sono passate sotto l’acqua, attirano la luce, scivolano, stanno sospese in aria per poi ritrasformarsi in acqua tra spruzzi e magia. Quando anche l’ultima sarà scomparsa l’acqua a diluvio gentile scenderà sul prestigiatore.
Applausi ed emozione.
Miguel Muñoz è stato uno degli artisti dell’ultima edizione di Supermagic e ha tenuto anche una bellissima e seguitissima conferenza presso la sede romana del Gruppo Regionale Lazio – Lamberto Desideri del CMI che ha lasciato esterefatti i presenti per la generosità con cui l’artista si è offerto nello spiegare la sua concezione di magia e come effettua le sue esibizioni.
Personalmente ho avuto l’onore che accettasse di incontrarmi per rilasciare l’intervista che segue.
Quando e come ti sei approcciato all’arte magica?
Ho iniziato, come penso tutti, leggendo libri e incontrando altri appassionati nei club magici in Madrid e seguendo workshop con maestri madrileni, ma nello stesso tempo anche esercitandomi con altre discipline artistiche come a esempio il circo. Ovunque il pubblico ha le stesse reazioni per cui un buon atto magico avrà sempre riscontro positivo e a questo concetto ho finalizzato i miei percorsi. Ho studiato circo a Madrid e a Londra perché credo che dobbiamo avere più strumenti possibili a cui attingere per un’esibizione sul palcoscenico. Per questo oltre allo studio della magia mi sono interessato alla danza fisica o all’acrobatica. Se salissi sul palco e parlassi di un mago che fa la magia con l’acqua distruggerei tutto, preferisco esibirmi in modo tale che le emozioni si creino dai miei gesti e arrivino allo spettatore.
Come ti avvicini all’ideazione di un numero come quello che hai portato anche in scena qui in Italia?
Non ho una ricetta o un percorso prefissato perchè ogni effetto è un mondo a sé stante. Quando si crea non si traccia una linea o un progetto. Si può avere un’idea, giocare con essa, elaborarla, perché abbiamo differenti percorsi da seguire se realizzeremo qualcosa di serio o di comico o altro genere. Ognuno di questi approcci ha delle proprie regole di cui tener di conto. A volte noi stessi possiamo sorprenderci della direzione che sta prendendo la nostra ideazione proprio perché non ci sono regole prefissate in questo atto creativo e magari realizziamo qualcosa di differente da ciò che pensavamo all’inizio. Non accade mai che diciamo: “Oh ho un’idea e si svolgerà così.” Non è automatico il processo. Per me è necessario creare una particolare atmosfera, che il tutto sia un’esperienza per il pubblico. E’ importantissimo l’effetto, avere una tecnica forte, ma è fondamentale il contesto in cui si svolge il tutto. A seconda di che esperienza vogliamo proporre al pubblico avremo quindi un tipo di approccio e uno svolgimento del nostro lavoro. Potrà essere più magico, o più poetico o più comico. Per me l’effetto è importante, ma è davvero tutto finalizzato a far compiere al pubblico un’esperienza.
E’ molto difficile mescolare assieme magia, acrobatica o musica come avviene nel tuo numero?
Sono tutti elementi che contengono qualcosa di magico e, secondo me, uno può aiutare l’altro a sviluppare nuove idee e linee da percorrere. In questa mia esibizione la magia, l’acqua, l’acrobatica, i movimenti del corpo che sono una danza, l’acqua e la musica si fondono assieme. Non sono parti separate che ho messo assieme, ma è come se seguissero tutte una sola linea. Per questo motivo io ci metto molto tempo nel realizzare un effetto, un numero da presentare al pubblico. A volte ci vuole molto e altri momenti l’atto creativo è veloce. Solitamente impiego molto tempo perché prima di presentare un numero innanzi al pubblico ho bisogno di limarlo, sistemarlo e levigarlo. Quando penso sia pronto lo propongo al pubblico per vedere cosa ne pensa e quali sono le reazioni. Questo effetto delle sfere e l’acqua credo di averlo studiato per dieci anni. Ovviamente nel frattempo ho fatto altre cose, non solo quello, ma solitamente ho volutamente dei tempi lenti perché quando vado innanzi al pubblico voglio essere sicuro che ogni cosa sia perfetta. Poi può capitare che, in base alle reazioni degli spettatori, decida di cambiare qualcosa come può succedere che nel corso degli anni una mia stessa esibizione possa avere delle evoluzioni perché vi apporto delle modifiche, nuove ispirazioni che mi vengono in mente. A esempio online ormai ci sono solo vecchie esibizioni di questo mio atto teatrale che ha avuto una sua costante elaborazione.
La magia oggi deve combattere con effetti speciali al cinema o i video su Youtube. Pensi che il pubblico odierno abbia un’idea diversa dello spettacolo di prestigiazione?
Essendo nato in questo secolo non so come il pubblico reagisse innanzi a un mago prima dell’avvento di questi mezzi espressivi, ma non credo che questi media abbiano influito sulle esibizioni di magia. Ci sono molti effetti speciali in cinema che sono spettacolari, ma sappiamo che sono costruiti, ci sono dei montaggi della pellicola, ma non c’è l’aspetto di stupore che dona un ottimo atto magico. Vedere una scena grandiosa al cinema o un’esibizione su internet non è come avere la magia nella realtà, non è la medesima emozione che nella vita quotidiana. Innanzi ai tuoi occhi vedi qualcosa che è reale, ma nello stesso tempo è impossibile. C’è un contatto con il pubblico e questo fa sì che l’esperienza del pubblico sia differente che innanzi a uno schermo. Per questo dico che per me il trucco è solo un mezzo. Non deve essere finalizzato il tutto a far comparire una cosa, ma creare un’emozione dove il trucco è uno degli elementi. E’ fondamentale per l’atto magico, ma non deve essere fine a sé stesso.
Per chi si avvicina alla magia che consiglio daresti?
Prima di tutto ci deve essere una vera passione per questa arte. Poi devono studiare molto. Molta, molta magia, ma non solo. Si devono avvicinare alle arti teatrali. La magia è tutto sommato un’arte giovane rispetto alle altre e, se vi uniamo del teatro o della danza, le daremo un aspetto più espressivo e complesso. Questi altri strumenti andranno ben compresi e trasformati in un atto magico. Non si deve mettere danza e magia assieme e basta, ma capire come applicare questi strumenti, come unire il tutto. Si può anche mettere assieme solo un numero ballato con uno di magia, ma non è quello che interessa a me. Si deve studiare molto, fare molta pratica ed esibirci davanti al pubblico per affinare le nostre esibizioni e personalizzarle. Tamariz ha dato molte importanti lezioni da seguire, ma non dovremo farle come lui. Tamariz aveva un modo particolare di eseguire un effetto o di muoversi che erano tipicamente connaturati alla sua personalità. Noi dobbiamo imparare la lezione da questi grandi, ma poi farla nostra ed esprimerla secondo il nostro modo di muoversi.