Padre Cimò, gesuita per vocazione e mago per passione
Gesuita per vocazione, docente di latino e greco per ministero e mago illusionista per passione. E’ la storia del gesuita siciliano Salvatore Cimò (1912-1985) di cui ricorrono, in questo 2015, i 30 anni dalla morte.
E un libro dal titolo evocativo “Vita e opere di padre Cimò” (con prefazione di Silvan), scritto da uno suo allievo nelle discipline del prestigiatore Gregorio Samà, in arte “MagicoGreg” rende omaggio a questo religioso, – definito da La Stampa di Torino nel 1964 – per la sua capacità di illusionista «tonaca magica».
Il volume ripercorre la vita e le gesta di questo gesuita dai tratti eccezionali che spese tutto l’arco della sua esistenza assolvendo prima di tutto ai suoi incarichi di religioso della Compagnia di Gesù (docente di latino e greco, promotore di vocazioni e confessore) e poi di prestigiatore nei «miei ritagli di tempo»: esibendosi in vari teatri, sale cinematografiche e spazi pubblici lungo tutta la Penisola a scopo di beneficenza: per aiutare le attività missionarie e le vocazioni religiose, senza dimenticare i poveri.
«Fu così che, nel corso della sua vita, Cimò riuscì a conciliare – scrive nella presentazione del libro l’autore Gregorio Samà – sapientemente gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio con gli esercizi tecnici propri della prestigiazione».
Da queste pagine vengono rievocati, tra l’altro, i libri (come Micromagia, Prestigiazione con le Corde o Cartomagia) scritti da questo figlio di Sant’Ignazio, ma anche gli incontri importanti intrattenuti da padre Cimò, il “gesuita mago”, da quello con il presentatore Corrado Mantoni ai colleghi Silvan e Tony Binarelli fino alle collaborazioni avute con i sacerdoti esperti nel settore – affascinati anche loro dal mondo della prestigiazione – come don Carmelo Piccoli o il salesiano don Silvio Mantelli, in arte “mago Sales”.
Si evince da questo corposo volume, corredato da tutte le invenzioni, giochi realizzati da Cimò e le foto, la grande passione del gesuita siciliano per l’arte magica come la sua insita venerazione per l’approccio educativo di un santo molto vicino a questa disciplina come san Giovanni Bosco. Il libro non dimentica di ricordare il debito di riconoscenza e di stima che il gesuita nutrì per tutta la sua vita per gli insegnamenti appresi dal più grande illusionista della prima metà del Novecento Ranieri Bustelli (da cui ereditò, tra l’altro, alcuni “attrezzi del mestiere”).
Ed è lo stesso padre Salvatore a raccontare in un’intervista (una delle poche rilasciate), – apparsa su Oggi al giornalista Maurizio Chierici nel 1964 il senso del suo apostolato attraverso la magia: «Era un hobby segreto: nessuno sapeva cosa facessi chiuso, per ore e ore, nella mia cella, ma un giorno dovetti rivelarlo. Stavo parlando in classe dei missionari e domandavo ai ragazzi se fosse loro piaciuto andare in Africa a convertire dei popoli pagani. Tutti risposero di sì; tutti, meno uno: c’era un bambino che era rimasto muto e mi fissava con occhi tristi.
“Tu non vuoi?”, gli chiesi e lui rispose che desiderava tanto fare il missionario, ma la sua famiglia era povera e non poteva pagare la retta del seminario. Mi avvicinai, allora, sorridendo a lui e, scuotendogli il naso, feci cadere a terra un piccolo gruzzolo di monete. “E questi soldi perché li nascondi”, scherzai».
Nell’intervista il religioso ignaziano rivelerà un altro particolare del suo stile di annuncio cristiano verso i lontani e gli increduli:«Oggi mi esibisco un po’ dappertutto. I miei giochi sono piccole parabole figurate che hanno sempre, nelle conclusioni, un significato morale. Non dico mai “Signore e signori”, ma “Fratelli”. Ho un bagaglio piccolissimo: questa borsetta!».
La pubblicazione ha il merito di far affiorare il carattere umile di questo religioso, sempre schivo di fronte ai riflettori della tv e dei media del suo tempo ma anche di far emergere i tanti aneddoti sulla sua vita di “gesuita mago”: dai dialoghi in latino corrente, durante i congressi internazionali di magia con gli altri religiosi presenti (tra cui l’abate Brehamet e don Narciso Rosi) , all’affetto di tanti ex allievi dei licei classici dove padre Salvatore prestò il suo servizio di docente, fino alla piccola schiera di prestigiatori, discepoli della “scuola di padre Cimò” legati sempre da un sincero vincolo di riconoscenza verso il loro antico maestro.
Vengono fuori così – sfogliando queste pagine- i riconoscimenti ricevuti dal gesuita agrigentino come la copertina che la prestigiosa rivista Magia moderna gli dedicherà nel settembre del 1971 o l’elogio pubblico che gli renderà l’autorevole periodico Le Journal de la Prestidigitation definendolo il «Tarbell della letteratura magica italiano».
Il volume di Samà (disponibile in edizione limitata, 200 pagine, al costo di 20 euro scrivendo direttamente alla mail dell’autore Gregorio Samà: magicogreg@hotmail.com) ospita tutti i giochi, invenzioni (da quelli delle carte ai fazzoletti, alle corde) realizzate da Cimò fino alle imprese editoriali più note che imposero il “gesuita-mago” e “caro amico per tutti” come un’autorità nel campo dell’illusionismo: basti pensare alla sua Enciclopedia Cartomagica (edita da Ceschina nel 1958).
Un volume dunque che ci riporta idealmente agli anni d’oro della magia italiana e di un sacerdote di razza come Cimò definito nel giorno della sua morte, il 22 gennaio del 1985, dal grande Silvan come un «gigante» e che in fondo seppe soprattutto far coincidere il suo stile di religioso con il suo motto di vita, preso dal salmo 99 della Bibbia: Servite Domino in laetitia.
Dal sito http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/padre-salvatore-cimo-gesuita-mago-illusionista.aspx
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