Quanto sei manipolabile?
Parenti, amici, colleghi: i manipolatori spesso sono persone a noi vicine. Ecco come riconoscerli. E come usare i loro trucchi a nostro vantaggio
Non indossano cappelli a cilindro come veri illusionisti, altrimenti sarebbe facile starne alla larga. Sono affabili, gli diamo confidenza. Per questo fanno parte del nostro giro di amicizie, di lavoro, persino della famiglia. Sono i manipolatori, persone che cercano di farci fare o pensare quello che vogliono senza che noi ce ne rendiamo conto. Sia chiaro, “tutti cerchiamo in un qualche modo di manipolare il prossimo, compresi i nostri figli ed i nostri amici”, come ricorda a D.it lo psicologo e psicoterapeuta Gennaro Romagnoli, autore del blog Psicologia neurolinguistica.
Ma quando il fenomeno ha conseguenze negative, bisogna correre ai ripari. Accade ad esempio quando un fidanzato “in difficoltà” ci convince a prestargli soldi che invece gioca alle corse dei cavalli; quando un’amica fa in modo che ci sentiamo in colpa se usciamo con un’altra compagnia; o quando un figlio riesce sempre a strapparci un “sì” anche quando vorremmo dirgli “no”.
I manipolatori spesso agiscono isolando la “vittima” dal suo ambiente di origine: dalla famiglia, da amici di vecchia data che possano accorgersi di un suo cambiamento, come ricorda a D.it il primario di psichiatria Mario Di Fiorino, autore di “Le manipolazioni e il ”lavaggio del cervello” nei gruppi settari”.
Ma quand’è che diventiamo manipolabili? “Quando l’interlocutore ci dice qualcosa che corrisponde a quello che vorremmo sentirci dire, diventiamo acquiescenti, ben disposti e quindi siamo potenzialmente manipolabili” spiega a D.it Matteo Rampin, psichiatra, studioso di illusionismo, ipnosi e comportamenti ingannevoli, che sul tema ha scritto “Tecniche di controllo mentale” (Aurelia ed.) e “Al gusto di cioccolato. Come smascherare i trucchi della manipolazione linguistica” (Ponte alle Grazie).
COME CAPIRE SE CHI HAI DI FRONTE CERCA DI MANIPOLARTI
“Tutti siamo manipolabili, chi più e chi meno. Nonostante ciò esistono alcuni comportamenti tipici di chi cerca di fregarci” aggiunge Gennaro Romagnoli. Che a D.it illustra le 7 tattiche usate da un possibile manipolatore.
1. Attira la nostra attenzione. Come farebbe ogni buon venditore, chi cerca di manipolarci deve avere la nostra attenzione. Per farlo spesso ricorre al semplice porre domande, che a volte sfiorano l’inopportuno.
2. Ci distrae. Una delle tecniche più comuni per manipolare la nostra attenzione è distrarla, portarla sui binari che il manipolatore desidera.
3. È vago. Quando chiediamo spiegazioni di ciò che ci sta proponendo non arriva mai al dunque e diventa estremamente vago.
4. Cerca un contatto. Sia fisico che psicologico, magari chiedendoci delle informazioni personali che potrà utilizzare per entrare in sintonia.
5. Adula la nostra intelligenza. Ogni bravo “mago” sa che per avere un buon effetto sul suo cliente deve esaltarne le doti. L’adulazione fa piacere a chiunque, se ben fatta può permettere al manipolatore di agire indisturbato.
6. Fa continue piccole richieste. Come provato dagli studi di Robert Cialdini, fare piccole richieste che lentamente crescono in quantità e qualità è una delle tecniche preferite dei manipolatori. I venditori la chiamano “piede nella porta” ma si tratta del semplice chiedere un piccolo favore per poi proseguire e chiederne di più grandi.
7. Ci provoca emozioni negative. Fare leva sul “senso di colpa”, sulla paura o su altre emozioni negative spesso è utile per chi cerca di manipolarci. Quindi oltre a creare un buon rapporto, facendoci sentire bene, i manipolatori possono indurre emozioni negative per i loro scopi.
I TRUCCHI PER MANIPOLARE A FIN DI BENE
Come ogni “magia”, anche la manipolazione può essere usata a fin di bene. Che sia per raccogliere fondi a scopo benefico, per convincere un partner a essere più premuroso, un figlio più ordinato, un collega a mostrarsi collaborativo, ecco i trucchi da usare secondo lo psicologo Romagnoli.
La parola “perché”. È stato dimostrato che, per convincere qualcuno, basta addurre una scusa purché preceduta dalla parola “perché”. Dire “mi scusi posso passare davanti perché devo andare?” è più efficace che “mi scusi posso passarle avanti ho la macchina in doppia fila?””.
Effetto Franklin. Si narra che quando Franklin voleva portare dalla sua parte qualcuno, iniziasse a chiedergli dei piccoli favori. Paradossalmente aiutare il prossimo ci rende più manipolabili perché lo percepiamo come un bisognoso, non come un manipolatore.
Crea un contatto. È stato osservato che se le persone vengono “toccate leggermente e con garbo” sono più propense a seguire le nostre richieste. Lo studio in questione è stato fatto con i camerieri: quelli che sono riusciti ad avere un leggero contatto con i clienti hanno ricevuto in media più mance.
Il campo affermativo. È la modalità più utilizzata dai venditori. Più volte riusciamo a far dire di “sì” al nostro interlocutore e più diventa facile manipolarlo. Il semplice fatto di dire continuamente “sì” ci “immerge in un campo affermativo” da cui, se fatto ad arte, si esce solo diventando scortesi con l’interlocutore.
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