#Recensione della #Conferenza di Ottavio Belli al #CMBB di #Torino
Di Salvatore “Berok” Rapacciuolo
In questo marzo funestato da venti di guerra si è messo in viaggio per il CMI un grande nome della magia italiana e allo stesso tempo un conferenziere atipico, Ottavio Belli. Dico atipico perché, come tiene lui stesso a far notare, per lungo tempo si è posto in disparte rispetto ai circuiti tipici dell’illusionismo. Ha preferito privilegiare il suo rapporto col pubblico più che con la comunità magica, alla ricerca di esperienze non solo artistiche ma anche di vita attraverso percorsi alternativi o forse più consoni ad altri mondi artistici. Ciò lo ha portato a viaggiare in tutto il mondo ed a fare esperienze uniche e peculiari là dove il mago è talvolta solo un piccolo ingranaggio di una grande ruota e dove occorre rispondere a logiche non sempre paragonabili a quelle a noi solite. Una persona ricca dunque di quella ricchezza che a volte ci difetta. Non sto dicendo migliore ma certo alternativa e quindi interessante, un valore aggiunto per tutti noi.
Le sue radici rimangono comunque ben salde nella tradizione magica italiana: nato in una regione parca di occasioni magiche, negli anni della formazione viaggia molto per inseguire la sua passione, conoscendo artisti come Desideri, Bossi, Morelli ed altri che gli concedono il loro sapere talvolta con generosità, altre solo dopo lunghe insistenze. Assieme ai suoi amici Francesco Tesei, David Cats (Gatti) e Andrew Basso condivide il sogno di sfondare nella magia. Tutti nomi che dimostrano – se mai ce ne fosse bisogno – l’importanza di un sogno quando viene caparbiamente inseguito e perseguito. È inoltre allievo della Silvan Magic Academy, una scuola che gli insegna come essere artista al di là della tecnica. La prima parte della conferenza dimostra mirabilmente questo concetto.
All’inizio infatti Belli, che di solito si esibisce in spettacoli di grandi illusioni, affronta alcuni giochi di cartomagia da close up proponendo, lui che è sempre stato un tecnico alquanto abile, effetti automatici o quasi. La sua esperienza lo ha portato a rivalutare i consigli dei suoi primi maestri così da mettere in repertorio per tutte quelle occasioni sociali che sempre ci capitano, degli effetti che si possano eseguire anche col mazzo plastificato stile Dal Negro, molto più presente delle Bicycle nei cassetti di tutto il mondo. Sono tutti effetti di valore, degni di figurare nel repertorio di qualsiasi mago indipendentemente dalla sua abilità e specializzazione. Così Ottavio soddisfa in un colpo tutte le aspettative dei convenuti lasciando che ognuno si porti a casa qualcosa di concreto e subito utilizzabile. Naturalmente i più esperti potranno riconoscere e capitalizzare anche e soprattutto su tutte le finezze che Belli ha saputo inserire nelle sue presentazioni.
Ma la parte più succosa, la vera “ciccia” concedetemi, sta nella seconda parte della conferenza che Ottavio dedica ad un solo concetto per lui davvero importante: quello di attenzione, quell’essere presenti a se stessi e a ciò che ci circonda. Quello che lui chiama “uscire dalla propria bolla” dove tutto è perfettamente predeterminato. Una bolla dove tutto il nostro quotidiano allenamento ci ha resi perfetti nel gesto, fluidi nei passaggi, sicuri dei nostri mezzi. Una bolla che però è pronta a scoppiare al minimo imprevisto, sia questo il più tipico cameriere latore di portate impreviste o il molto meno tipico elefante che deposita generosamente un centinaio di litri della propria orina sulla pista del circo subito prima del tuo numero (sì, è avvenuto). Ogni imprevisto è affrontabile a patto di riconoscerlo e attivarsi per risolverlo. Ma per riconoscerlo non dobbiamo adagiarci nel nostro mondo, occorre essere attenti per l’appunto. Semplice, detto così. Eppure in tanti anni che faccio magia raramente qualcuno mi ha fatto ragionare su questo semplice ma fondamentale concetto. Fa male quando Ottavio ti butta in faccia la realtà: che non è colpa del cameriere se fa il suo mestiere; che il tuo mestiere è anche guardare oltre il mazzo di carte e oltre il pubblico, accorgerti del cameriere in arrivo e chiudere il gioco prima dell’impepata di cozze.
Qui a Torino, dove ho avuto il piacere di ospitare la conferenza di Ottavio, abbiamo avuto un altro grande valore aggiunto: la presenza fra il pubblico di Arturo Brachetti, amico di Ottavio e conoscitore di tutto il suo percorso artistico. Proprio quando la conferenza sembrava volgere al termine, Arturo con domande intelligenti e mirate ha spinto Ottavio a raccontare tutto il suo percorso artistico nell’ambito particolarissimo del mondo Circense. Ci si sono dischiuse le porte di un universo di meraviglie, fatto di esperienze surreali (l’elefante incontinente è solo un esempio), di paesi e paesaggi memorabili, di esperienze di vita e di condivisione che sono raramente paragonabili ad altri ambiti. Uno spaccato di vita che ci ha arricchito davvero e che Ottavio (così mi ha detto) sta meditando di aggiungere al suo narrato. Cosa che non posso non auspicare perché da Belli e dal suo percorso unico e straordinario abbiamo davvero tanto da imparare.
Vorrei chiudere questa disamina facendo due ultime menzioni. Una per la compagna artistica e di vita di Ottavio, che lo ha accompagnato anche in questo tour: Claudia Veneziano, artista straordinaria la cui rara bellezza può essere offuscata solo dal fascino che ispira il suo carattere aperto e disponibile. L’altra per Luca Bono, campione italiano di magia, amico e “compagnone” di Ottavio, che ha contribuito a rendere la serata più vivace e godibile. Interrogato in merito alla conferenza, l’ha definita “una bomba”. Chi sa, ha capito.
Grazie a Salvatore Berok Rapacciuolo per l’articolo https://www.facebook.com/groups/bartolomeobosco/posts/4899545113454807/