Te lo leggo nella mente – Viaggio nel mondo del mentalismo – RECENSIONE
Sin da bambino sono stato sempre appassionato di magia, quella ludica intendo non mi riferisco a presunte doti mediatiche di qualche fattucchiera o medium. In particolare sono sempre stato attratto dalla figura del mentalista. “Possibile che un uomo riesca a fare quelle cose?” mi chiedevo spesso e credo che sia una domanda che almeno una volta nella vita si sono posti tutti quelli che si sono trovati davanti ad un illusionista che a teatro o in tv attraverso gesti e parole riesce a manipolare le scelte degli spettatori o leggere nei loro pensieri. Spesso il mentalismo si è incontrato con l’esoterismo regalando personaggi che sono passati alla storia come fenomeni paranormali autentici, pensiamo al torinese Rol solo per fare un esempio recente. Crescendo la passione per l’illusionismo è cresciuta e malgrado la delusione nel constatare che in realtà la magia mentale non è né più né meno che una serie di tecniche che non hanno nulla a che vedere con il condizionamento del pensiero, il fascino che suscita vedere un bravo mentalista all’opera non è affatto scemato ai miei occhi.
Quindi il mentalista è solo un prestigiatore?
Se dovessi dare una risposta superficiale alla domanda direi sì,il mentalismo fa “anche” uso di manipolazioni tipiche dei giochi di prestigio, ma se si vuole evidenziare una pignoleria, prestidigitazione e mentalismo, pur facendo parte entrambi della nobile arte dell’illusionismo, hanno più differenze che affinità: nel primo caso si sfruttano tecniche manipolatorie per dare l’illusione di superare i limiti delle leggi della fisica, nel secondo caso, attraverso un vero lavoro da attore, si illude il pubblico di poter manipolare o leggere la psiche.
I seguaci di The Mentalist sicuramente rimarranno delusi nel sentir mettere in discussione le doti del loro paladino, ma a parte il fatto che Patrick Jane è un personaggio televisivo e nulla più, è lampante la constatazione che sia impossibile avere la certezza di infallibilità tipica del personaggio. Negli spettacoli di mentalismo questo particolare diviene ancor più importante, il mentalista non può fallire e agire sulla mente attraverso il linguaggio del corpo o le parole porta ad un successo che si può misurare a livello statistico, ma mai si è verificato che l’illusionista dimostri che un esperimento non sia riuscito. Questa infallibilità dovrebbe far riflettere sulla natura del mentalismo. Naturalmente non è mia intenzione sminuire le doti del mentalista, anzi uno spettacolo di illusionismo mentale svolto come si deve è un’esperienza senza pari e forse il sapere che si è stati giocati da un “truffatore”, scrivo tra virgolette per sottolineare la non negatività del termine, aggiunge fascino allo spettacolo. Scrivo queste righe solo per evidenziare il fatto che, al di fuori degli ambienti teatrali e televisivi, capita spesso di imbattersi in personaggi che utilizzano i trucchi tipici del mentalismo per pavoneggiare doti medianiche o di manipolazione mentale che invece non esistono.
Il mentalismo è un arte, non una dote, si impara con esercizio e studio e non frequentando corsi di PNL e per svolgere al meglio questo mestiere servono anni e anni di esercizi per creare il personaggio e per imparare a rendere reale l’illusione.
Per chi vuole cimentarsi nell’arte del mentalismo sono molti i testi che si possono consigliare, i migliori a mio avviso sono “I tredici gradini del mentalismo” di Tony Corinda e “La serie colorata del mentalismo” di Max Maven che rappresentano il punto di partenza di cui non si può fare a meno. Nel panorama italiano non c’è molto su cui fare affidamento, anche i testi sopra citati spesso non è semplice reperirli nella nostra lingua e raramente illusionisti nostrani si cimentano nella stesura di materiale valido che non scada nell’ovvio o addirittura nel falso mischiando doti fantasiose e PNL per rendere più appetibile il loro lavoro. Fa eccezione Mariano Tomatis che con il suo ultimo lavoro “Te lo leggo nella mente” edito da Sperling & Kupfer, fornisce una panoramica ben delineata del mentalismo mostrando quella che è la sua vera faccia. Niente PNL, niente manipolazione della mente, solo la realtà dei fatti. Come è giusto che sia, il libro di Tomatis non è un testo che mira a spiegare i vari trucchi dei mentalisti lasciando ai veri interessati approfondire con una bibliografia eccellente, ma riesce a mettere i puntini sulle i sfatando i miti che circolano dietro a questa arte illusionistica. La prefazione di Max Maven arricchisce l’ottimo lavoro di Tomatis che come sempre dimostra di essere un valido scrittore. Questo è uno dei punti di partenza di cui parlavo per entrare nel mondo del mentalismo col piede giusto senza correre il rischio di rimanere delusi dalla vera natura di quest’arte e nello stesso tempo rappresenta una lettura avvincente anche al semplice curioso che vuole riempire le sue giornate con un ottimo esempio di sana letteratura Italiana.
Luca Menichelli