Vanni De Luca intervistato da La Repubblica di Milano
Vanni De Luca: “Il cervello è un muscolo, me l’hanno insegnato Cicerone e Giordano Bruno”
L’attore è lunedì e martedì al Manzoni con “Prodigi”, dove recita a memoria la “Divina Commedia” mentre risolve il cubo di Rubik e riempie un sudoku
FACILE (forse) ricordare “Nel mezzo del cammin di nostra vita”, ma provate a dire a memoria la Divina Commedia da un verso qualsiasi. Facile (già meno) risolvere un cubo di Rubik. Facile (per nulla) riempire un sudoku solo a mente. Però fate queste cose contemporaneamente e poi ne riparliamo. Sennò provate a farvi infilare un chiodo nel naso e uscirne vivi e senza sangue. In alternativa, si può andare a vedere chi queste cose le fa, lunedì e martedì al Manzoni nello spettacolo “Prodigi”. Si chiama Vanni De Luca, 28enne pavese, barba alla Rasputin “ricordo di 750 km in bici nel 2015 tra Pavia, Firenze e Ravenna in onore di Dante, mio grande amore “, di mestiere “mentalista”. Niente Uri Geller, parapsicologia, magia: solo il potere del cervello.
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Suvvia, De Luca, confessi il trucco: il cubo è in un disordine preciso, i numeri li sa a memoria, legge l'”Inferno” su un gobbo.
“Non c’è trucco e non c’è inganno, come si dice. Tutti gli spunti vengono dagli spettatori, che non conosco e che stimolo a mettermi in difficoltà: sono loro a incasinare il cubo, a darmi la cifra di partenza per il sudoku, ad aprire a caso la Divina Commedia. L’importante è saper usare il cervello”.
Qualcosa che in sempre meno sanno fare.
“Eppure è tutta questione di applicazione. Gliela metto giù un po’ semplice per farmi capire, mi perdoni: il cervello ha tre aree, del linguaggio, della matematica e della logica. Chiunque ne usa una per volta, io le faccio funzionare contemporaneamente, come un pianista che prima si allena con la mano destra, poi con la sinistra e poi le usa assieme”.
Come nasce tutto questo?
“Come passione una decina d’anni fa, quando per caso lessi delle tecniche mnemoniche. Mi incuriosii e iniziai a studiare illusionisti della mente e prestigiatori come Harry Kahne che un secolo fa riusciva a scrivere cinque frasi assieme con mani, piedi e bocca. Da cinque anni faccio spettacoli in cui ripeto i numeri e di altri, come George Koltanowski, che nel 1937 a Edimburgo giocò 34 partite di scacchi alla cieca assieme”.
E il chiodo? Che c’entra la mente lì?
“Questione di tecniche di rilassamento: Mirin Dajo, un fachiro olandese, riuscì a farsi trapassare da quattro spade”.
Che tecniche di memorie usa?
“Le ho prese, pensi, da Cicerone, che in questo era formidabile. Una tecnica visiva, diciamo. Vuole un esempio?”.
Meglio, grazie.
“Canto IX dell’Inferno. Versi 22 e 23: “Ver è ch’altra fiata qua giù fui, congiurato da quella Eritón cruda”. Bene, “Vero” e io mi immagino Silvia Toffanin che conduce Verissimo, “ch’altra fiata” e mi immagino uno che alita, “qua giù fui” e mi immagino di scendere, “congiurato” e immagino Luca Giurato “.
Ma scusi, immaginarsi una scena così è ben più complicato che ricordare le parole.
“No. La verità è che la mente ricorda molto di più le immagini che le parole, e se uno si costruisce un film mentale da quello saprà tornare alle parole. Con questa tecnica ci si può ricordare di tutto. Quanto ai numeri, uso un’invenzione di Giordano Bruno: a ognuno associo un suono e quindi un’immagine. E il gioco è fatto”.
Lo dice lei, scusi.
“Guardi, il nostro problema con la mente è che la consideriamo finita. Invece le giuro che chiunque potrebbe fare cose così. Certo, allenandosi, allenandosi, allenandosi. Ma il cervello è come un muscolo, si tonifica con l’esercizio”.
E come in certe palestre c’è anche il doping?
“Certo. Io ne ho due. Il ginkgo biloba e la dieta vegana, che rende il sangue molto più ossigenato e quindi energetico”.
Come concludiamo?
“Mi dica un numero”
81.
“Bene, d’ora in poi lei per me è l’81, se ci risentiremo anche tra parecchi anni basterà pensare all’81 e mi ricorderò di lei”.