Woody Allen in volo con il mago cinese
Percorsi leggeri, esplorazione dei caratteri, décor a manetta. Cinema-cinema, come si diceva una volta. Ma parente stretto della letteratura. Nella filmografia di Woody Allen, genio a due velocità, questo è un anno pari. Quarantaquattresimo film di una carriera adorabile, eccentrica, ironicamente intesa a dimostrare l’assunto per cui non vale la pena di alzare il bavero e darsi troppa importanza, Magic in the moonlight (guarda) è un vaso di Pandora pieno di trucchi, folgorazioni, abbagli e lievi malinconie. Come spesso succede, un’opera a doppio fondo: Woody riflette sulla fiction, la vita vissuta e rappresentata, i malesseri sentimentali. Ma facendo spallucce. Berlino, 1928. L’illusionista cinese Ling Soo è il più stimato mago in circolazione: fa sparire gli elefanti. Ma sotto il cerone c’è un inglese scorbutico, tale Stanley Crawford, sicuro che la magia sia cosa per allocchi. Così, convinto dall’amico Howard, Stanley si reca nella residenza in Costa Azzurra della famiglia Catledge di Pittsburgh: Grace la madre, Brice il figlio e Caroline la figlia. Vuole smascherare l’affascinante chiaroveggente Sophie Baker. Grace crede che Sophie la possa aiutare a entrare in contatto con l’Aldilà. Ma alla mistificazione c’è un limite, pensa Stanley. Mente a se stesso, la maschera che porta in scena è solo un espediente per lavarsi la coscienza. Fa il moralista. E, sorpresa, scopre che Sophie si esibisce in esercizi di lettura della mente che sfuggono alla comprensione razionale.
Metafora sul cinema, la finzione di vivere, i cuori liberty in cammino verso orizzonti lontani, Magic in the moonlight è un raccontino in guanti bianchi che parla attraverso le luci, i paesaggi, gli sguardi, i giardini fioriti e somiglia a Una commedia sexy in una notte di mezza estate (guarda) e La rosa purpurea del Cairo (guarda). Le signore hanno cappelli a cloche e i signori utilizzano il grimaldello dello humour per stingere la tragicità e la noia dell’esistenza. Woody stavolta fa centro alla prima sequenza, redimendo recenti peccati. I suoi interpreti, Colin Firth ed Emma Watson oltre ad Eileen Atkins e Ute Lemper, sono figurine intelligenti, leste ad impadronirsi del quadretto impressionista.
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